Dun Guzeppi De Piro
Predikatur Imheggeg
tal-Kelma t’Alla
Volum I
La Canonizazione
e' un pubblico testimonio della Chiesa circa la vera santita' di un'uomo
defunto. Essa consiste in una sentenza che la Chiesa da'
attribuendo ad alcuno gli onori che si devono a coloro che con Dio in
paradiso gia' regnano, quindi si puo' invocare nella Chiesa durante le
pubbliche preci, si possono erigere templi in suo onore, si puo' nello
stesso modo offrire il sacrificio e recitare le ore canoniche, celebrare
il giorno della festa, l'immagine suo si puo' raffigurare con raggi
attorno denotanti la sua gloria, e le sue reliquie possono essere
pubblicamente onorate.
Che cosa e' che rese grande a
Margherita? 1. A tre anni gia' mostrasva abbassimento alla
colpa del peccato. Bastava ai genitori di dire che c'e' peccato in una
azione per reprimere la sua vivacita'.
2. A quattro anni gia' amava
la purita' quantunque non conosceva che fosse. Tanto che spesso
pronunziava queste parole "Mio Dio vi consacro la mia purita', per voto
di castita' perpetua."
3. A quattro anni gia' fugiva
la compagnia delle persone date al mondo, e cercava quelle di persone
dedite alla pieta' alla devozione.
4. Appresi i primi rudimenti
della dotrina cristiana le fu detto che Dio benche' presente da per
tutto, lo e' di una maniera particolare nei nostri tempi, e che Gesu'
Cristo realmente vi stava nel S.S. Sacramento. Andava sovente in
Chiesa - stava in ginocchio con mani giunte e sentiva il suo cuore cosi'
presto per l'amore verso Gesu' Cristo - vi stava ore intere - ascoltare
la Santa Messa.
4. Amava la solitudine per
tenersi con Dio - cercava sempre qualche grotta e qualche bosco e
fuggiva i rumori sola la tratteneva da questa pratica il timore di
incontrare uomini.
5. Aveva una tenera devozione
alla Vergine SSma diceva Rosario, baciando la terra ad ogni "Ave",
digiunare il sabato, "Orazione".
8. A otto anni le mori' il
padre, venne ammessa in una casa
delle "Suore di Sta Chiara" -
Imitare la vita e la virtu' delle Suore - la ammettano alla Comunione ad
8 anni.
Immakolata Kuncizzjoni
1st. Fra Diego
Madonna
15.XII.1919
Skrittura
"Quasi aurora consurgens" Cont VI.9
Perche' stamani con maggior zelo del solito ci siam recati in cappella?
Perche' ora che siamo qua' raccolti una contentezza insolita ci inonda
il cuore? Perche'? S.D.F.D.
Ah! la risposta e' facile a tutti.
L'e' peche' oggi qua' siam venuti per onorare Maria, la nostra
amatissima madre colla commemorazione (tifkira) del singolare privilegio
dell' Immacolato Concepimento. "Quasi aurora consurgens."
Si' se tutti i fenomeni (graja) della natura sono grandi ed ammirabili,
nessuno pero' e' a noi piu' gradito dell'aurora. Maestosa e' la
burrasca che solleva le onde del/sul mare quasi montagne e le infrange
sul/al lido; spettacolo imponente ci offre la tempesta quando con lampi,
tuoni, e fulmini l'ammiriamo avanzarsi, ma queste scene l'uomo le guarda
con terrore alla memoria che tanta rovina possono apportare e in mare ed
in terra. E' bello il tramonto quando quell'ultimo raggio indora
la volta del cielo, ed invita tutti al riposo; ma le tenebre che lo
seguono deprimano il cuore -- E' bello il sole a mezzo giorno ma il
fiore del campo che si china sullo stelo apparisce e si dissecca, ma la
fronte madida dell' operaio ci fan sentire una stretta al cuore.
Ma l'aurora. Ah! l'aurora no! quel imporporarci (hmura) del cielo
getta sulla terra un'ondata di gioia (ferh) di speranza, di vita.
Il fiore le si apre, l'unccello la saluta col suo canto, nelle menti,
nei cuori dei piccoli (tfal) aggiunge forza, robora la speranza di veder
avverati i loro voti, l'infermo che lo sospira (ikun kighet jistennija).
Ah tutti sentrono, tutti dicono che l'aurora non ha lacrime, nell'aurora
tutto e' grazia, tutto e' amore, per l'aurora tutto si ridesta
(jisteiker) e si rinnova.
Ed ecco perche' lo Spirtio Santo rassomiglia all'Aurora l'Immacolata
Conezione di Maria. Ecco Salomone che getto' lo sguardo suo
profetico nei lontani orizzonti della Chiesa, ed appena egli scorge
designarsi (tiddelinea ruha) l'immagine di Maria rapito (mahrug) fuori
di se' esclama "Quae estista, quae progreditur quasi aurora consurgens?"
Lo sappiamo tutto e' grande, divinamente grande in Maria, ma in molte
delle sue grandezze vi e' qualcosa che addolora. -- Se si prende tutta
la sua vita. La maternita', a Bethem, a Nazareth, sul Calvario e
persino nel trionfo dell'Assunzione il distacco, l'abbandono stringono
il cuore -- Ma nel mistero dell'Immacolata Concezione di Maria non e'
cosi', qua' tutto e'sorriso (jissorridi) tutto e' gaudio (iferrah) qua'
e' tutta bella, e' tutta e' guadio (iferrah) qua' e' tutta bella, e'
tutta santa, qua' e' l'aurora nella quale senza velarsi a lacrima si
possono fissare e riposano le pupille della intiera umanita'.... "quasi
aurora consurgens."
Ah si Maria e' l'aurora nell'ordine della natura. Non era infatti
ancora creato il mondo e gia' nella mente di Dio, quale stella matutina
risplendeva Maria. "nondum erant abyssi et ego jam concepta eram."
Peccano entro l'Eden i nostri progenitori ed immantinente piomba su di
loro la maledizione, il castigo di Dio. Ma Iddio e' sempre padre
enche quando castiga. Ed ecco che all'alto della giustizia segue
l'altro della misericordia, e viene promessa una Donna che terra' sotto
i suoi piedi il capo del nemico infernale "ipsa conteret caput tuum".
Benedetto questo primo raggio della Misericordia divina -- Adamo ed Eva
l'hanno raccolto e sentirono in se ridestarsi la speranza della vita
perduta.
I patriarchi l'uno all'altro, i Profeti l'uno all'altro hanno trasmesso
questa consolante promessa -- I giusti dell'antico Patto nel loro dolore
trovavano il loro conforto nel ripetere "l'aurora spuntera'."
O Immacolata vieni! Tutti i popoli ti aspettano -- Si avanza
l'aurora ed il sole la segue. Si avanza Maria e con se conduce nel
mondo il sole della grazie N.S. Gesu'; quello stesso Gesu' che trovasi
sull'altare, quello stesso Gesu' che da qui'a pochi momenti verra' a
riposarsi nei vostri cuori. Ma se immacolata ha voluto che fosse
la sua madre Maria qual purezza non esige Egli nell'anima vostra --
Quale purezza? non vi confondete innalzate il vostro sguardo a
Maria, e pregatela che come ha essa il mondo rischiarato colla sua
Immacolata Concezione voglia riflettere quel chiarore sull'anima vostra
adesso e cosi' degnamente riceverete Gesu' nei vostri petti. Si'
conservatevi devoti di Maria. Voi che vi onorate col suo Nome
conservatevi devoti della sua Immacolata Concezione. Imitate Maria
nella sua purezza e la odierna Comunione, e le Comunioni che farete
saranno per voi un vero mezzo di santificazione -- Si' la devozione di
Maria e della Sua Immacolata Concezione sara' per voi come l'aurora che
rischiarera' purifichera' l'anima vostra prima che venga ad abitare quel
sole sole di giustizia e d'amore N.S. G.C. Amen.
Lil xi zghazagh (D.G)
Madonna
"Quasi aurora consurgens"
(Cantico VI.9)
Perche' D.G. perche'? stamani con maggior zelo del solito ci siamo
recati in cappella? Perche' ora che siamo qua' raccolti una
contentezza insolita ci inonda il cuore? Perche? - G.D. -
Ah! la risposta e' facile a tutti. Essa l'e' perche' oggi noi
siamo qua' venuti per onorare Maria, la nostra amatissima madre colla
commemorazione del suo singolare privilegio l'Immacolato Concepimento.
Si! Maria in questo privilegio e' tutta bella "Tota pulchra"
"quasi aurora consurgens".
Si'! se tutti i fenomini della natura sono grandi ed ammirabili, nessuno
pero' e' a noi piu' gradito dell'aurora - Maestosa e' la burrasca che
solleva le onde del mare quasi montagne e le infringe sul lido --
Spettacolo imponente ci offre la tempesta quando con lampi, tuoni e
fulmini l'ammiriamo avanzarsi; ma queste scene l'uomo le guarda con
terrore al pensiero che tanta rovina possono apportare e in mare ed in
terra -- E' bello il tramonto quando quell'ultimo raggio indora la volta
del cielo, ed invita tutti al riposo, ma le tenebre che lo seguono
deprimono il cuore. -- E' bello il sole a mezzo giorno ma il fiore
del campo che si chiuda sullo stelo, apparisce e si dissecca, ma la
fronte madida dell'operaio ci fan sentire una stretta al cuore.____
Ma l'aurora, ah ! l'aurora no!
quell'imporporarci del cielo, getta sulla terra un'undata di gioia, di
speranza e di vita. Il fiore che si apre, l'uccello la saluta col
suo canto, nelle menti e nei cuori piccoli aggunge forza, robora la
speranza de vedere avverati i loro voti, l'inferme nelle case e degli
ospedali la sospira. Ah tutti sentono, tutti dicono che l'aurora
non ha lacrime, che nell'aurora tutto e' grazia tutto e' amore, che per
l'aurora si ridesta e si rinnova.
Ed ecco perche' lo Spirito Santo rassomiglia all'Aurora l'Immacolata
Concezione di Maria. Ecco perche' Salomone nel gettare lo sguardo
suo profetico nei lontani orizzonti della Chiesa, appena scorge
designarsi l'immagine di Maria, rapito fuori di se esclama "Quae est
ista, quae progreditur quasi aurora consurgens?" Lo sappiamo tutto
e' grande divinamente grande in Maria, ma in molte delle sue grandezze
vi e' qualcosa che addolora -- Se si prende tutta la sua vita, la
maternita, a Bethlem, a Nazareth, sul Calvario, e persino nel trionfo
dell'Assunzione il distacco, l'abbandono stringono il cuore.-- Ma nel
mistero dell'Immacolata Concezione di Maria non e' cosi', qua' tutto e'
sorriso tutto e' gaudio, qua' e' tutta bella tutta santa, qua' e'
l'Aurora nella quale senza velarsi a lacrima si possono fissare e
riposano le pupille dell'intiera umanita'. "Tota pulchra" "quasi
aurora consurgens."
Ah si' Maria e' l'Aurora nell'ordine della natura non solo, ma anche e
sopratutto nell'ordine della Grazia. Non era infatti ancora creato
il monda e gia' nella mente di Dio, quale stella matutina, risplendva
Maria. "Nondum erant abyssi et ego jam concepta eram."
Peccano dentro l'Eden i nostri progenitori ed immantinente piomba su di
loro la maledizione, il castigo di Dio -- Ma Iddio e' sempre padre anche
quando castiga. Ed ecco che all'atto della giustizia segue l'altro
della misericordia, e viene promessa una donna, la quale terra' sotto ai
suoi piedi il capo del nemico infernale "ipsa conteret caputtuum."
Benedetto questo primo raggio della misericordia divina. Adamo ed
Eva l'hanno raccolto e sentirono fin se ridestarsi la speranza della
vita perduta. -- I patriarchi hanno ripetuto questa grande parola
l'uno all'altro. -- I profeti l'uno all'altro hanno trasmesso questa
consolante promessa. -- I giusti dell'antico patto nel loro dolore
trovarono il loro conforto nel ripetere "l'aurora spuntera'."
O Immacolata vieni tutti i popoli ti aspettano. -- Si avanza l'aurora ed
il sole la segue: Si avanza Maria e con se conduce nel mondo il
sole della grazia N.S. Gesu' Cristo; quello stesso Gesu' che trovarsi
sull'altare, quello stesso Gesu' che da qui' a pochi momenti verra' a
riposarsi nei vostri cuori. Ma se Immacolata ha voluto che fosse
la sua madre Maria quale purezza non esige Egli nell'anima vostra.
-- Quale purezza? non vi confondete
innalzate il vostro sguardo a Maria, e pregatela che come ha essa il
mondo rischiarato colla sua Immacolata Concezione, voglia riflettere
quel chiarore sull'anima vostra adesso e cosi' degnamente riceverete
Gesu' nei vostri petti. Si'! conservatevi devoti di Maria.
Voi che vi onorate col suo nome conservatevi devoti della sua Immacolata
Concezione -- Imitate Maria nella sua purezza e la odierna comunione e
le comunioni che farete in avvenire, saranno per voi un vero mezzo di
salute e di santificazione. -- E finche' apparira' a voi il sole
di giustizia faccia a faccia, l'anima vostra avra' lo stato di una
continua aurora "sicut aurora consurgens."
"Quasi aurora consurgens"
Perche' stamani con maggior zelo del solito ci siam recati in
cappella? perche' ora che siamo qua raccolti una contentezza insolita ci
inonda il cuore? Perche'? Ah ! la risposta e' facile a tutti.
L' e' perche oggi qua siamo venuti per onorare Maria, la nostra
amatissima madre privilegio dell'"IMMACOLATO CONCEPIMENTO". Quasi
aurora consurgens.
Si', se tutti i fenomeni della natura sono grandi ed ammirabili, nessuno
pero' e' noi piu' gradito dell'Aurora. Maestosa e' la burrasca che
solleva le onde sul mare quasi montagne e la infrange al lido
-Spettacolo imponente ci offre la tempesta quando con lampi, tuoni e
fulmini l'ammiriamo avanzarsi, ma queste scene l'uomo le guardo con
terrore al pensiero che tanta rovina possono apportare e in mare e in
terra. -- E' bello il tramonto quando quell'ultimo raggio indora
la volta del cielo, ed invita tutti al riposo, ma le tenebre che lo
seguono deprimono il cuore. -- E' bello il sole a mezzogiorno, ma
il fiore del campo che si china sullo stelo, apparisce e si dissecca, ma
la fronte madida dell'operaio ci far sentire una stretta al cuore.
-- Ma e' Aurora, Ah! l'aurora no! quell'imporporarci del cielo getta un
ondata di gioia, di speranza di vita. Il fiore che si apre,
l'uncello la saluta col suo canto; nella mente e sul cuore di tutti
aggunge forza, robora la speranza di veder avverati i loro voti, infermo
la sospira. -- Ah! tutti sentono tutti dicano che l'aurora non ha
lacrime, nel aurora tutto e' grazia tutto e' amore, per l'aurora tutto
si ridesta e si rinuova.
Ed ecco perche' lo Spirito Santo assomiglia all'Aurora l'Immacolata
Concezione di Maria. Ecco perche' Salomone getta lo sguardo suo
prefetico nei lontani orizzonti della Chiesa, ed appena egli scorge
designarsi l'immagine di Maria rapito fuori di se esclama "Quae est ista
quae progreditur quasi aurora consurgens?" -- Lo sappiamo tutti e'
grande, divinamente grande Maria, ma in molte delle sue grandezze vi
e'qualche cosa che addolora - Se si prende tutta la sua vita, la
maternita' a Bethlem, a Nazareth, sul Calvario e persino nel trionfo
dell'Assunzione, il distacco, l'abbandono stringono il cuore. -- Ma nel
mistero dell'Immacolata Concezione di Maria non e' cosi', qua' tutto e'
sorriso, tutto e' gaudio, qua' e' tutta bella, e' tutta santa, qua' e'
l'aurora, nella quale senza velarsi a lacrime si possono fissare, e
riposano le pupille della intera umanita'. "quasi aurora
consurgens!"
Ah si'! Maria e' sempre l'aurora. Non era infatti ancora creato il
mondo, e gia' nella mente di Dio, quale stella matutina, risplendeva
Maria "Nondum erant abyssi et ego jam concepta eram" -- Peccano entro
l'Eden i nostri progenitori ed immediatamente piomba su di loro la
maledizione, il castigo di Dio. Ma Iddio che e'sempre Padre anche
quando castiga in questo piangente la sua paternita' viene manifestata
per mezzo di Maria. Ed ecco che all'alto della giustizia segue
l'altro della misericordia, e viene promessa una Donna, che terra' sotto
ai suoi piedi il capo del nemico infernale "ipsa conteret capu tuum."
-- Benedetto questo primo raggio della misericordia divina -- Adamo ed
Eva l'hanno raccolto e sentirono in se ridestarsi la speranza della vita
perduta -- I patriarchi hanno ripetuto questa grande parola l'uno
all'altro -- I profeti l'uno all'altro hanno transmesso questa
consolante promessa. -- I giusti dell'antico patto nel loro dolore
trovavano il loro conforto nel ripetere "l'aurora spuntera'"
Vieni O Immacolata vieni! tutto il mondo ti aspetta. -- Si
avanza l'aurora ed il sole la segue. Si avanza Maria e con se
conduce nel mondo il sole della giustizia, il sole della grazia N.S.
Gesu'; quello stesso Gesu' che trovasi su quest'altare, quello Gesu',
che da qui a pochi momenti verra'a riposarsi nei vostri cuori --
Ma se immacolata ha voluto che fosse la sua madre Maria, quale purezza
non esige Egli nell'anima vostra -- Quale purezza ?\
" Tota pulchra es Maria et macula
originalis non est in te"
La Chiesa.
Grande e meraviglioso fu in tutti i tempi lo studio e l'impegno
del mondo Cristiano nel venerare e celebrare i pregi rari, le grandi
glorie della Vergine Santissima; quando pero' trattasi di riverire di
celebrare la sua Immacolata Concezione allora ci imbattiano con uno
studio piu' attento con un impegno e zelo piu' vivo e piu' universale.
Se io volgo lo sguardo ai secoli trascorsi ed ai tempi presenti, da un
lato si presenta a me una schiera di dotte Universita' e di Sante
Comunita' religiose del Cristianesimo predicare altamente e sostenere
fortemente il singolare privilegio dell'Immacolato Concepimento di
Maria; dall'altro lato io vedo oggi tutto il mondo cristiano radunarsi
ed unirsi per onorare e rivivere e celebrare con lodi e con
dimostrazioni di pubblica universale allegrezza la solenne festivita' e
la santita' dell'Immacolata Concezione.
Ora dico io perche mai tanto impegno del Cristianesimo, nel difendere,
nel solennizzare, nel riverire un si augusto e speciale privilegio in
Maria? Perche' mai? La ragione e' chiare, e' facile, e'
pronta, ed e' perche' dal puro, dall'immacolato, concepimento di Maria,
somma gloria ne risulto' in Gesu' Cristo Nostro Signore.
Il pregio piu' ammirabile dal quale trae le sue glorie il Verbo umanato
e' senza dubbio l'esser Egli l'Universale Redentore. Ora questa
gloria della redenzione (di Redentore) piu' che dal salvamento degli
angeli e degli uomini egli se la procuro' e la ritolse dallo Immacolato
Concepimento di Maria.
Come mai poteva cio' accadere, direte voi? F.D? se la
Vergine non aveva contratta la colpa originale, se essa non e' stata
neanche per un istante sotto la schiavitu' dell'infernal nemico?
In Essa il Figliol di Dio non trovo' piaga da risanare, ne schiavitu'
(jasar) dalla quale liberarla? Pero' e' appunto per questo che
Gesu' Cristo acquisto' per se la gloria di Redentore perettissimo, col
distinguere la Sua Santissima Madre dal rimanente degli uomini con
questo singolare privilegio. Egli infatti non aspetto' che Ella
con tutti gli altri cadesse nella colpa originale per poi sollevarla, ma
ha fatto per guisa che Ella per la anticipata applicazione dei suoi
meriti fosse segregata dal comune degli uomini con un modo di
redenziione perfettissima, che dai Teologi si chiama perservazione;
dando cosi' sfogo non solo alla sua sapienza e potenza ma altresi'
all'amore piu' tenero di un figlio verso la sua madre, che e' il piu'
bel pregio e la piu' bella gloria.
Leggiamo nella Sacra Scrittura
"Sala" dalla libreria
del Decano.
I
Perche' mai, giovani dilettissimi - perche' mai volle il Signore, con un
privilegio tutto singolare preservare Maria dalla colpa di origine, ne'
permise mai che fosse contaminata da alcun alito di peccato
leggerissimo? Non per altro motivo se non preche' Maria era
destinata a ricevere nel suo seno il Signor Nostro Gesu' Cristo e cosi'
divenire vera madre di Dio. Or bene le fede c'insegna, che
quell'istesso Gesu', il quale diciannove secoli or sono, s'incarnava nel
seno verginale di Maria, quell'istesso Gesu' trovasi qua' realmente
presente su quest'altare, nascosto entro quest'ostia sacrosanta;
quell'istesso Gesu' da qui a poco verra' a posarsi nei vostri petti, per
essere vostro cibo e vostro spirituale alimento. G.D. se tanta
purezza e santita' ricercava Iddio in Maria, non e' ben giusto che anche
da noi esiga nella Santa Comunione una purita' di coscienza ed una
santita' a tutti prova.
II
Ma quale purita'? Quale purita' possiamo noi offrire a Gesu', ora
che e' per venire dentro di noi? Ah! mio Gesu' che a questa
considerazione io tremo, io mi confondo. Ed in verita' quale
purita' posso offrire io concepito nel peccato, peccatore ancor piu'
dopo restituito alla vostra grazia colle acque battesimali, io ingrato a
tanti e tanti vostri beneficii? Qual purita' ahi! Che a
questo pensiero io non posso far altro che esclamare col Centurione:
Signore io non son degno che voi entrate nella casa dell'anima mia.
" Domine non sum dignus ut intres sub tectum meum. " Ovvero
coll'Apostolo San Pietro; Signore allontanatevi di me: "Recede a
me", perche' sono un peccatore, "quia homo peccatorsum." Ma che
dico io mai? Se cosi' avvenisse fortifichera' la mia debolezza?
Chi illuminera' la mia cecita'? Chi guarira' le piaghe di questa povera
anima mia? Ah! Gesu' riparate, riparate voi alla mia
indegnita'. Io son certo che se a voi piace un cuore puro, un
cuore innocente, e' altresi' a voi accetto un cuore contrito e pentente:
"Cor contritum et humiliatum, Deus, non despicies." Ed e' percio'
che non potendo in questa mattina presentarvi un cuore puro ed
incontaminato, io vi offro un cuore sinceramente pentito, un cuore che
e' profondamente addolorato dei tanti disgusti e delle tante offese
recate al vostro cuore paterno.
Venite percio' o Gesu', venite in me e cancellate colla vostra grazia
tutte le mie iniquita'; venite e create in me un cuore puro, ed uno
spirito tutto nuovo; "Cor mundum crea in me, Deus, et spiritum rectum
innova in visceribus meis."
III
E voi, O Maria, Vergine Immacolata, ottenete a questi giovani, vostri
devotissimi figli, che si accostano a cibarsi della carne del vostro
Divin Figliolo, ottenete un raggio solo di quella illibata purezza,
della quale si compiace Iddio adornarvi sin dal primo istante della
vostra Concezione .... E poiche' in questo consolantissimo mistero voi
riportaste un trionfo sull'inferno e sul peccato, fate altresi' che
trionfando essi, in virtu' di questo pane dei forti, di tutte le insidie
del serpente infernale, possano un giorno meritare la corona della
gloria in paradiso. Cosi' sia.
AL se il rossore vi assale
AL non vi confondete in su a Maria i
vostri sguardi, in su a Maria i canti santi che nostro cuore, pregate
Maria perche' i chiari raggi che aicondano la sua immacolata concezione
attraversino l'anima nostra diradino ogni ombra di peccato. Ah!
si' un atto di amore verso Maria, una tenera devozione alla sua
immacolata concezione quasi aurora consurgens fara' dell'anima vostra
una degna una grata sua dimora al colle grazia al sole d'amore, Gesu'.
Oh! se potesse squarciarsi il velo che ci impedisce la visione della
Madre nostra Maria. Noi la vedremmo lieta nel volto ad accoglierci
dopo queato pellegrinaggio - noi la sentiremo dirici "Fili praebe cor
tuum mihi" - invito dolce e amabile.
Noi abbiamo bensi' cercato di offrirle ogni giorno un fiorellino, atto
di ossequio una mortificazione, un atto di virtu', una qualche preghiera
ma non basta. La Madonna vuole di piu' da noi. - essa voule il
nostro cuore. Essa vede la lotta che dobbiamo sostenere
colle nostre passioni, col mondo, col demonio. Vede la debolezza
del nostro cuore, incerto in pericolo di perdersi e di trovare la morte
per questo insiste nella domanda, Praebe .....
Figlio tu sai quanto e' grande la tua miseria, quanto poca e' la tua
virtu' fino a che ti trovi/vivi sotto il mio sguardo/manto materno, fino
a che vivi sotto il manto della mia protezione, tu sei buono, sei pio,
sei forte, sei virtuoso. Ma lungi da me chi ti difendera'?
Che ne sara' di te.
Figlio lasiami il tuo cuore ed io lo custodiero'. - Fili...
Raccolto nel mio to stai tranquillo. - non correra' pericolo - ci sara'
la sua luce, la sua forza la sua vittoria. - Sara' mio impengno di
preservarlo da ogni colpa - di purificarlo sempre piu' di colmarlo di
grazie e favori - di renderlo sempre piu' degno di Gesu' - e di me ed
oltre quanto saranno finite le lotte le battaglie io te lo rendero' per
poterlo presentare puro e candido innanzi al trono di Dio.
Cosi' ci parla la Madonna - quale la nostra risposta?
Si', o Vergine santissima abbiamo udito la tua voce, abbiamo inteso il
tuo dolce invito... ed eccoti il nostro cuore... esso vuole in te
riposarsi.
O Regina eccoti il nostro cuore noi veniamo a deporlo al tuo altare.
Tu conosci la nostra incostanza e la nostra infedelta': prendilo presto,
forse fino stasera non sara' piu' nostra e dovremo piangere domani per
ottenerlo. Oh, nascondilo presto nel tuo seno immacolato e se
qualche volta nell'ebbrezza di una passione fremente o affascinati dalle
lusinghe del mondo o tentate da Satana lo vorremmo di nuovo o
Madre/Maria non ce lo rendere di piu'.
Di' a noi allora che non puoi ascoltare la insensata preghiera, che lo
donammo a Te, che e' tuo tutto tuo irrevocabilmente tuo.
Concedi a noi o Madre di Misericordia, o Regina, la tua fede, la tua
speranza e tutte le tue virtu'. E quando i nostri occhi stanchi si
chiuderanno verso la tomba, quando le labbra nostre avranno ingoiato
tutto il calice di fiele, donaci allora due ali per volare al cielo dove
in eterno canteremo le tue lodi - mentre te sempre Madre beningna sempre
madre di misericordia continuerai a chiamare a te i nostri fratello col
tuo grido di amore, col tuo santo invito datemi o Figli datemi il vostro
cuore "Fili praebe cor tuum mihi."
"In me omnis spes." Eccli.24
Invochiamola, salutiamola insieme
"Spes nostra salve."
Maria e' nostra speranza perche' e'
POTENTE
- Perche' e' Madre di Dio - Iddio
nella sua potenza non puo' fare un'opera piu' degna Sole, mondo, angelo
- ma creatura piu' bella non puo'.
- Un'anima amante di Dio - anima
santa,
anima bella.
- Dopo Dio non si puo' dire una cosa
piu' grande.
- Se e' beato chi avesse un santo
che preghi per lui - che di Maria.
Maria e' nostra speranza perch` ci
vuol bene
- Io non posso spiegare quanto ci
vuol bene Maria.
- Essa da sola ama Dio piu' degli
Angeli, santi e beati insieme. Ma l'abito della carita'
verso Dio e' distrutto dall'abito della carita' verso il prossimo.
Dunque ci ama piu' di quello che ci amano tutti i Santi, etc.
- In paradiso intenderemo quanto ci
vuol bene Maria. L'accoglienza che ci fa', etc.
- Tutto il bene che abbiamo ricevuto
e' venuto da Maria.
- Io come un santuario - essere,
sanita'; forza, veste, impiego, ufficio.
- Voi non potete dire altrettanto?
guardate sono tutte grazie di Maria. Se avete peccato e non
siete all'inferno e' grazia di Maria.
- San Bernardo non nominare Maria se
vi e' chi non ha ricevuto grazia.
Sant'Antonino Arciv. di Firenze.
Angeli e demoni sul tetto
quando quando
fila - si
vano specchiavano
- Questa e' la piu' importante
grazia di andare in paradiso.
2 grazie Una vera conversione ed una
santa morte
Unirla alla devozione a Maria.
Gesu' a S. Brigida - quando voglio
prendere un peccatore pongo.
La Vergine a S.Matilde
- Essa in persona viene ad assistere i moribondi
DEVOZIONE in che consiste.
1. Nel non fare mai peccato
mortale.
1. E' madre dei peccatori che
vogliono emendarsi.
Per amore di Maria / non morte,
inferno, giudizio.
"Ecce mater tua"
Joan Cap XIX
"Salve Regina, Mater misericordiae"
Il cuore dell'uomo e' fatto per Dio, - che uno tenda verso Dio, che uno
si avvicina a Dio, che uno si unisca con Dio, e' il primo bisogno
dell'anima umana. - Il cuore dell'uomo in Dio solo trova la sua vita, il
suo riposo, la sua Felicita'. -
Infatti qualunque soddisfazione che il peccato puo' dare al nostro
spirito, qualunque godimento possa esso procurare ai nostri sensi,
questi godimento, questo soddisfazione siano per quanto volete continui
e forti essi sono e resteranno sempre impotenti di sollevare la paura e
di saziare la sete di felicita' che ci divora.
Anzi invece, quando la sensazione, quando lo stordimento dei piaceri
fallaci sono svaniti, quando ci troviamo faccia a faccia colla nostra
coscienza, colla colpa che abbiamo commesso, allora restiamo spaventati
dal vuoto che abbiamo fatto, dal abbisso in cui ci siamo caduti, del
disgusto (dueiak) che abbiamo nell'anima generato.
In questo stato costituito il povero peccatore che allora incomincia a
comprendere meglio donde gli viene la vera felicita'. Egli si
guarda intorno; egli alza gli occhi verso il centro del cuor suo ma
ahime! che distanza vi scorge, egli vorrebbe provare di
avvicinarsi ma gli manca il coraggio, - in questa posizione costituito
chi verra' in aiuto del povero peccatore, - ah! non dubitato il
successo, l'aiuto che richiede il povero peccatore esiste e' una realta'
e non gia' una supposizione.
Si' Iddio nostro padre, padre amoroso, padre che conosce la debolezza
dei suoi figli, un padre di bonta' infinita non ha abbandonato il
peccatore non abbandona il peccatore, no ma tra il suo trono sull'alto
della gloria celeste e la misera terra che noi calpesti che ci alberga
ha posto un altro trono, quello di Maria - tra il cuore di Dio Padre ed
il cuore del peccatore vi e' il cuore del peccatore ha posto il cuore
della Madre sua e Madre nostra - onde con tutta fiducia il peccatore
(Thronus meus in nobis) eccle cap XXIV. puo' alzar il suo sguardo verso
questo trono perche' nel salutare la Maestra' Reale di colei che trovasi
assisa e gli vi scorge anche il cuor tenero di sua Madre "Salve Regina
mater misericordiae,"
Vi ho detto che l'aiuto il soccorso, la Misericordia di Maria verso il
peccatore non e' una sopposizione della nostra tenera devozione verso
Maria ma e' una realta'.
Parola di Dio
Per intendere, o Fratelli, "la parola che Dio c'insegna che Maria e' la
nostra madre di misericordia, e' il nostro rifugio portiamoci col nostro
pensiero nel luogo e nel giorno in cui per la prima volta entro' il
peccato nel mondo. I due nostri progenitori Adamo ed Eva insieme
col coplo della sentenza di maledizione sono consolati da una speranza.
Nel mentre che Iddio il peccato verra' disfatto per mezzo di una donna,
per mezzo di Maria.
E' al tentatore che egli annunziava la guerra a morte che la Vergine
senza peccato va a sostenere contro di lui. "inimicitias ponam
inter te et mulierem" odio irrconciliabile mettero' tra te e la donna
"ipsa conteret caput tuum" essa schiaccera' il tuo capo. Per
sedurre a perdere gli uomini inutilmente tu ti indosserai la maschera di
tutte le passioni che illudono che piacciono al cuore umano la donna a
cui ho promesso la vittoria essa scoprira' sempre tutte le insidie essa
avra' cura dei suoi figlioli mentre sono in pericolo, essa in difesa
della loro salute ti perseguitera' dappertutto.
Ed ecco perche' F.D. Maria viene chiamata ed e' protettrice degli
uomini, un vero loro rifugio, per questa ufficio che le viene da Dio
assegnato noi la troviamo paragonata nelle sacre Scritture ora ad un
esercito schierato alla battaglia ora una fortezza inespugnabile, ora ad
una torre forte di mille combattenti, tutti uniti colle quali lo Spirito
Santo vuol significare la potenza di Maria e la sua azione benefica a
favore nostro poveri peccatori - ma dall'aurora dei secoli dove ella era
annunziata di schiacciare il capo del nostro infernale nemico portiamoci
ora sul calvario e vediamo che cosa e' che successe.
Parola di Gesu' Cristo
La donna che deve calpestare il capo del serpente Gesu' Cristo l'ha
scelta per madre sua.
Dopo di aver vissuto con essa da figlioli il piu' sommesso per 33 e'
arrivata l'ora di compiere l'opera della redenzione.
Mirabile inchiodato moribondo sulla croce. A chi incarichera' di
non lasciar che vada perduto il frutto suo lavoro doloroso? A chi
incarichera' per preparare gli uomini a reclamare per Lei il prezzo del
suo sangue? Non agli apostoli che si son dati alla fuga, eccetto
Giovanni :- ma neanche Giovanni, il Signore tiene un altro pensiero.
Per l'ufficio di difendere gli uomini contro l'infernal nemico, il
pensiero di Gesu' Cristo e' di affidarlo a Maria a preferenza di tutti.
Infatti per un tale ufficio ci vuole un cuore mansueto, un cuore che sa
compatire, un cuore pieno di Carita' in una parola un cuore di madre.
Ebbene la parola omnipotente di Gesu' moribondo creera' dunque per tutti
gli uomini per tutti, diciamolo, i peccatori, una madre e' una madre
degna di questo nome. Questa madre e' sotto i vostri occhi e'
Maria Mulier ecce figlius tuus, ecce Mater tua, in luogo di Gesu' tutte
le generazioni di peccatori, in luogo di un sol uomo tutti gli uomini.
Da quel momento in Maria venne formato un Cuore tutto pieno d'amore
verso gli uomini. Venne cosi' formato in contrasto dalle parole
del Uomo Dio e dal consentimento del cuore di Maria.
Da allora in poi il braccio della Divina grazia cade disarmato. - Il
demonio rafforza e raddoppia il suo zelo contro il peccatori ma appare
Maria ed il suo figlio. - l'uomo e' libero dal pericolo.
A ragione vien salutata Madre di Misericordia.
Pratica e dottrina della
Chiesa
Per comprendere poi la fiducia della Chiesa nella Misericordia di Maria
basterebbe aprire il libro delle preghiere. L'eretico Nestorio
aveva negato il titolo di Maria di Dio a Maria e' la Chiesa riunitasi
nel terzo Concilio generale, dopo aver decretato il titolo, e
pronunziata la sentenza - in memoria della loro decisione e per mostrare
la loro fede nella potente misericordia di Dio ne formarono la preghiera
- che poi piu volte al giorno recitiamo - Sancta Maria Mater Dei ora pro
nobis peccatoribus nunc et in hora mortis nostrem "Sub tuum praesidium
confugamus" "Sancta Maria succurre miserio juva pusillanimus
refore plebiles"
"Sentiant omnes tuum juvamen"
Ci vorrebbe molto tempo ed abuserei della vostra pazienza se vi dicessi
quello che dicono i Santi Padri della Misericordia di Maria San Leone -
Sant'agostino - San Bonaventura - il venerabile Pitro di Blois - e San
Bernardo ma per finire richiamare alla vostra memoria un fatto che voi
forse conoscete.
Vi era a Parigi una parrocchia sita in un quartiere molto popolato e
fragoroso ed i parrochiani durante il giorno venivano trasportati
(mibrumin) dagli affare e durante la notte venivano trasportati dal
turbine dei piaceri. Avevano dimenticato Dio, non trovavano di
pensarci, avevano dimenticato la voce della Chiesa, la domenica nei
giorni di festa non si vedeva alcuno, sembrava una spelonca dei morti.
Le cose continuarono cosi' fino al 1836 e l'undici di quell'anno il
Venerabile Curato la dirige in modo particolare alla Vergine SSma
pregandole caldamente a voler interessarsi della sorte dei suoi
parrochiani; fondando insin da quel giorno un'associazione di preghiera
in onore della Vergine. Due mesi dopo la Chiesa comincio' ad
essere frequentanta; ed alla fine dell'anno tanto era il concorso che la
chiesa diveniva piccola. Ecco Maria come sempre si confera alla
conversione non dei singoli peccatori ma popoli intieri.
Ed ora prima di finire permettimi o Maria di rivolgervi qualche parola a
favor di questi vostri figli che con tanta devozione ed attenzione mi
hanno ascoltato mentre le parlavo della tua misericordia. - Si'! quando
essi verranno ai piedi del vosrto altare ricordatevi che voi sei loro
madre di misericordia - Ah! Si' quando questi vostri figli perseguitati
dai pericoli e dagli assalti del mondo a Voi verranno come tante colombe
dalla tempesta O allora allargati le vostre braccia, stendete piu' largo
il vostro manto ed accoglieteli sotto la tua protezione perche' essi
sono vostri figli! - A Lei! quando essi verranno a versare nel
vostro cuore quei dolori che non possono dire ad alcuno, neppure al
padre, alla madre, al fratello alla sorella. Allora, Maria
riceveteli, stringeteli al vostro seno, riconciliateli col Vostro Figlio
Gesu' perche' Salve O Regina, Madre di Misericordia "Salve regina mater
misericordiae."
Maria: Tieg ta' Kana.
Maria il vino - Maria dice a Gesu'
"Vinum non habent." Maria e' Madre di provvidenza - se provvede ai
bisogni temporali quanta premura non ha pei nostri bisogni spirituali -
ed ora che siede nel cielo. Regina degli Angeli, dei Santi -
percio' dobbiamo onorarla, amarla - essere devoti - Rosario, saluto! -
Esempio:
- Ad un giovane impuro non incuro
delle tue lodi.
- Ad un altro se presto non ti
emenderai sarai sepolto nell'inferno.
Esaminiamoci come va' la nostra
devozione alla Vergine SSma. Se ci siamo raffredati cerchiamo di
informarci di nuovo / altari, immagini, abitino, corona, rosario.
Il fatto di Tommaso Kempis che
trascuro' alcune preci - devozione a Maria - gli apparve, lo rimprovero'
e riprese con costanza le sue antiche devozioni.
"Nondum venit hora" - dalle parole
di Gesu' Maria non si scoraggi. Sembra alle volte Iddio non
ascoltarci perche' gli piace fare grazie in segreto.
- Il fatto di S. Monica che pregava
per S.Agostino per ben 17 anni - e finalmente ottenne una grazia
maggiore.
Vino meno buono e vino buono
A mondo - vino buono poi non buono.
Gesu' - vino non buono poi buono.
Simbolo di dignita' e di amore.
Ricordo di doveri.
Carattere speciale del culto cattolico e' di presentarsi a Dio e di
offrirgli le sue preghiere sempre per mezzo di Gesu' Cristo. - "Per
Jesum Xtum Dominum Nostrum."
Ed in verita' tra Iddio e l'uomo vi e' un abisso:-
Dio e' l'essere, assoluto, infinito, perfetto e'la plenitudine
dell'essere. Dio e' il maestro, e' il sovrano, e' il re' dei re',
e' il padrone dei padroni, comanda i venti e le tempeste, stende la
volta del cielo al pari di una tenda, ordina al sole di levarsi ed alla
luna di chiarire la notte, riempie il firmamento di stelle. Egli
vede tutto, Egli e' da per tutto, i suoi occhi penetrano le tenebre
della notte, e legge fino ai nostri piu' intimi segreti pensieri, per
Lui il cuore umano non ha nascondigli, la coscienza dell'uomo non ha
segreti.
L'UOMO dinanzi a Dio non e' che un miserabile verme della terra, un
fiore che apparisce, una foglia che viene trasportata dal vento, e'
anche meno di questo non e' che cenere e polvere.
Chi riempira' questo vuoto, questo abbisso tra Dio e l'uomo?
Ecco che il Figliuol di Dio discende dal cielo, prende carne umana, e
dall'infinita' del cielo getta un ponte tra Dio e l'uomo. Egli
diviene il mediatore tra Dio e l'uomo, l'intercessore, l'avvocato tra
l'uomo e Dio. Gesu' e' l'Emanuele che vuol dire Dio con noi, per
mezzo di Lui Dio e' sceso sulla terra, e l'uomo venne elevato fino al
paradiso.
Ecco che i primi Fedeli gia' abituati a ricorrere alla mediazione di
N.S.G.C., e riflettendo sempre piu' sulla grandezza di Dio, e sulla
piccolezza dell'uomo, cercando altri intercessori e qui troviamo che la
devozine a Maria come interceditrice tra l'uomo e Gesu' rimonta
fin/rimasta piu' dai primi/piu' tempi della chiesa poiche'/perche'
nessuno e' piu'vicino a Gesu' che Maria; se lasciamo qualsiasi
considerazione altra basta fermarsi sulle parole del saluto
dell'arcangelo Gabriele, "Ave Maria, gratia plena , Dominus tecum".
Dunque Maria non e' vicina a Gesu' ma come madre di Gesu' e' una sola
cosa con Lui, ed ecco perche' la chiesa la onora anche col nome di
Corredentrice.
Ecco da qui' la grande nobilta', il grande onore di Maria ed anche la
grande Missione data dalla Providenza a Maria di intercedere per l'uomo.
Ecco da qui' il grande onore per voi di chiamarvi d'oggi innanzi.
Figlie di tante madre, Figli di Maria.
Dunque la medaglia e' simbolo della vostra nuova dignita' del vostro
nuovo onore.
Ma essa e' anche ricordo di doveri. La devozione verso Maria, sta
sul ricordarsi spesso di ricorrere alla sua intercessione, con
preghiere, con giaculatorie, col solennizzare le sue feste, col parlare
di essa e della sua preclara virtu' ma principalmente sta' sulla sua
imitazione.
Nell'ubbidienza .... "Fiat mihi secundum verbum tuum."
Nell'Umilta'. "Quia respexit humilitatem ancillae suae."
Nella Modestia.
Pio XI il regnante/seguente Pontefice ci fa' ricordare il detto di San
Paolo (I ad Tim II. 9 - 10) "Le donne siano in abito decoroso, con
verecondia e modesta, e con opere buone, come ei/ci conviene a donne,
che fanno professione di pieta'."
Istruzione della Sacra Congregazione del Concilio del gennaio 1930.
"Mulieres in abitu ornato cum verecundia et sobrietate" ...."quod decet
mulieres promittentes pietatem per opera bona."
MARIA ADDOLORATA.
Oh! se potesse squarciarsi il velo,
che ci impedisce la visione della madre nostra Maria! Noi la
vedremmo lieta nel volto ad accoglierci dopo questo pellegrinaggio, che
abbiamo fatto in onore di Lei, e per ottenere da Lei la sua
intercessione presso il suo Divin Figlio a favore della pace - noi la
sentiremmo dirci, "Qui timetis Dominum sperate in illum et veniet vobis
misericordiam" (Eccl.2,9)
---- Si A.II.. e' stato il santo
timore di Dio, che ci ha raccolti insieme ed al lampo dei suoi flagelli
siamo qui' venuti in questo antico e devoto Santuario, a pregare la
Regina della pace, perche' colla sua intercessione li allontani da noi.
- Dinanzi alle rovine ed alle stragi dell'ora presente, si suscita in
fondo al nostro cuore una domanda naturale.
- Perche'? Perche' mai tutta questa
guerra crudele, tutta questa guerra inumana? che tormento
sconvolge e travolge popoli e nazioni? La causa di tanti mali. -
A.D. e' una sola. Perche' i popoli e le nazioni hanno mancato al
santo timore di Dio, si sono allontanati dalla legge di Dio, hanno
dimenticato il precetto dell'amore - Si' la societa' ha mosso guerra a
Dio e dalle alte sfere fino ai piu' bassi gradi della stessa, Dio
e'stato fatto segno di odio. - Da un capo all'altro della terra, invece
di lodi e di benedizione risuono' per Iddio il linguaggio diabolico
della bestemmia, "non serviam." - Da giovani e da vecchi, da
fanciulli, da uomini e perfino da donne risuono' il turpe linguaggio
"non serviam" - linguaggio dinanzi al quale Dio non puo' restare
indifferente - e non fosse per la sua bonta' e misericordia, la terra,
sulla quale dilaga un mare di iniquita' sarebbe gia' ridotto in cenere,
sarebbe ridotto nel nulla. Ma se noi temiamo Dio abbiamo ragione
di sperare "si timetis Deum sperate in illum" ci dice Maria, e la sua
misericordia scendera' a consolarci. Si! sono le anime timorose di
Dio, che colla loro continua riparazione trattengono il suo braccio
terribile. Ma sopratutto, A.D., chi vi accostate alla Santa
Comunione, sopratutto e' lo stesso suo Divin Figlio il quale annientato
e nascosto sul SSmo. Sacramento, copre, come di una corazza di salvezza,
tutta la terra, e trattiene i suoi maggiori castighi.
-- Si' O Gesu' siete voi che ci
salvate dalla Divina Giustizia, sdegnata pei nostri peccati. -- Voi ce
vi immolate per noi su tutti gli altari della terra, voi che in milioni
di tabernacoli restatre per nostra protezione, per nostra difesa!
Ebbene o Gesu' noi in riparazione di tanti vi offriamo questa nostra
Santa Comunione, - vi offriamo tutte quelle Comunioni fatti sui campi di
battaglia e nelle trincee, e di moribondi e da coloro, che si preparono
al combattimento, - Vi offriamo i voti ed i meriti di tante anime che
sulla terra vi sono grate, - vi offriamo le fatiche di quegli Apostoli,
che in lontani regioni dilatano la vostra dottrina, - vi offriamo i
sacrifici e le privazioni di tanti, che vivono nei chiostri, facendo del
loro corpo innocente la piu' aspra penitenza per i peccati del mondo, -
Vi offiamo, in particolare modo le fatiche e gli stenti di quanti in
quest'ora sono sul campo di battaglia -- Ed a voi preghiamo O Regina
della pace, di presentare questa nostra offerta presso il trono
dell'Altissimo, perche' si muova a compassione di noi, - perche' cessi
quest'immane flagello e torni la pace a brillare tra gli uomini.
-- Si' O Madre nostra Maria,
ricordatevi che tutte le grazie devono passare per le vostre mani, -
Deh! volgete, O maria, il vostro sguardo sulla misera Europa, provata
dalla piu' grande sventura, tormentata da quasi due anni dalla guerra
piu' terrible che ricordi la storia - Abbiate pieta' e misericordia di
essa. - Fate che il cuore del vostro Divin Figlio Gesu' sia placato
dall'olocausto, che tanti giovani fanno della loro vita sul campo di
battaglia. - Fate che esso sia placato dal sangue che tanto tempo inonda
la terra. - Si' voi O Maria, che una volta piangeste il vostro unico
figlio, guardate alle lagrime che sgorgano dal ciglio di tante madri, di
tante sorelle, di tante spose e di tanti figliuoli innocenti - Fate, O
Maria che cessi l'orrenda catastrofe, si' da Voi, O Regina di Pace, noi
aspettiamo la grazia, intercedete per noi pregate per noi - Regina
pacis, ora pro nobis.
Pellegrinaggio alla Mellieha
21 Marzo 1920
Quattro anni or sono mentre una guerra immane sconvolgeva popoli e
nazioni, seminava ovunque rovina, strage e morte e le pareti del
focolare domestico faceva risuonare dal pianto delle madri, delle
sorelle e delle spose e di tanti figliuoli innocenti, noi impauriti per
tanta sciagura e trepidanti sulla sorte che sarebbe toccata ai nostri
congiunti sul campo di battaglia, simili al naufrago che fra le onde do
aspra tempesta pel mare, che lo circonda, avido, fissa lo sguardo in
cerca del legno che l'avrebbe salvato, noi sollevammo lo sguardo al
cielo, e col cuore e colla mente pieni del santo timore di Dio tra il
lampo del flagello dell'ira sua noi scorgemmo l'astro consolatore che
avrebbe llenito la nostra afflizione.
Oh! visione beata! noi vedemmo tra le nubi, come in suo
trono, "in nube thronus eius", noi vedemmo la madre nostra, noi vedemmo
MARIA, che dalla corona reale cinte le tempia, sul braccio portava
l'Infante Divino. Essa allora in noi fisso' lo sguardo e dal dolce
materno sorriso che le illuminava il volto, noi comprendemmo che essa ci
riconosceva per suoi figli. La Madonna della Mellieha* Essa,
essa sara' la nostra consolatrice. Questo era il nostra pensiero,
questa era la nostra parola; andiamo, andiamo! dalla madre nostra
la Vergine della Mellieha!
Dal pensiero alla parola, dalla parola all'accordo, dall'accordo al
fatto e la mattina del 16 febbraio 1916 chi da un punto chi dall'altro
dell'isola noi tutti ci trovammo in questo devoto santuario noi ci
trovammo ai piedi di Maria. Chi di noi si e' scordato della soave
consolzione che in quel giorno inondo' le anime nostre? Oh! essa
era l'aria/arca sicura che noi saremmo stati esauditi, e cosi' fu'.
Ed e' appunto cio' che oggi ci fa trovare di nuovo al cospetto
dell'altare della nostra tenera madre Maria. Si' noi sdegnando
l'esempio dei nove lebbrosi di cui parla il Vangelo ci siam messi avanti
ad imitare il Samaritano ed al par di lui siam qua' tornati per
sciogliere la nostra voce, per cantare insieme l'inno di lode, l'inno di
riconoscenza e di ringraziamento.
Si', o Maria, pubblicamente al cospetto di questo tuo popolo, continuo
testimone delle tue grazie noi ti ringrazieremo col canto del "TE DEUM"
Si' ti lodiamo O Dio, sia sempre tuo ed in ogni luogo la tua lode.
Sia sempre glorificato per averci dato una Madre tanto tenera tanto
affettuosa, una Madre tanto sollecita ad asciugare le nostre lagrime.
Messa
Comunione
Benedizione
Pellegrini, Famiglia, congiunti,
Perche' vi diano in cielo quella
gloria che noi non possiamo darvi qui in terra.
Tas-Samra Hamrun 1922
Chiusura del mese di Maggio nella
Chiesa di N.S. dei Doni Rabat
10 giunio 1919
Dopo che per un intiero mese voi vi siete radunati in questo piccolo
tempio, ma tanto a voi caro e devoto, dopo un mese che qua' vi siete
radunati a dare culto ed onore alla Gran Vergine Maria, a questa nostra
Madre amorosa - io mi raffiguro (nisthajjel) questa mattina Gesu' Cristo
qua' presente con tutta dolcezza. Egli vi invita ad appressarvi a
queata mensa degli angeli, e quasi per ristirarvi dalle vostre fatiche
spirituali Egli vi offre in cibo lo stesso suo corpo.
Grande e' il favore che Egli sta per compartirvi, prezioso e' il dono
che state per ricevere, e percio' correspondenti dovrebbero essere da
parte vostra le disposizioni. Ma quale sara' questa preparazione?
Chi sara' stamani il modello e esemplare vostro?
Ah! - D.F. in questo bel mese voi avete onorato Maria collo studio
speciale delle sue virtu'. Orbene entriamo adesso nel Cuore
immacolato di Maria, richiamiamo alla mente la sua fede, la sua
speranza, e la sua carita', imitiamo, copiamo, Maria in questa tre
virtu' - ed ecco il piu' bel apparecchio che voi potete fare per questa
comunione.
Si': grande anzitutto fu' la fede di Maria. Dice il padre Suarez
che la Vergine Maria ebbe piu' fede che tutti gli uomini e tutti gli
angeli - Vedra' ella il suo figlio nella stalla di Betlemme e lo credeva
il creatore del mondo -- Lo vedra' fuggire da Erode eppure lo credeva
Re' dei Re' -- Lo vide nascere e lo crede' eterno -- Lo vide povero e lo
crede' posto sul fieno e lo crede' onnipotente -- Osservo' che parlava e
crede' che Egli era la sapienza infinita -- Lo sentiva piangere e
credeva esser Egli il gaudio del paradiso. E la' sulla cima del
Calvario quantunque vacillo' la fede nei seguaci del Redentore -- Maria
lo mirava vilipeso e crocifisso ed allo stesso tempo lo credeva
fermamente esser Egli Dio -- E la' dentro al cenacolo dopo l'ascensione
fu' Maria che come fiaccola accesa mantenne viva la fede nel cuore degli
Apostoli.
Adesso proprio adesso prima di accostarvi alla comunione vi dice con
S.Idelfonso "imitamini signaculum fidei Mariae" imitate la fede di
Maria. E quantunque i vostri occhi non ricolgono altro che la
specie del pane; fate un atto di viva fede, e dite che credete che li
nascosto si trova tutto Gesu' Cristo vero Dio e vero uomo coll'anima,
col corpo e colla divinita'. Quello stesso Gesu' che nacque di
Maria Vergine, che visse, pati' e mori' crocefisso, che ascese al cielo
ove risiede alla destra di Dio Padre.
Dalla fede nasce la speranza e percio' se grande ed ammirabile e' la
fede in Maria Essa e' altresi' modello di speranza. -- Vedetela e'
appena di tre anni eppure essa lascia la casa paterna e vola a chiudersi
nel Tempio di Gerusalemme, ed in Dio ripone ogni sua fiducia a Dio
rivolge ogni suo pensiero, ogni suo desiderio ogni sua aspirazione --
Vedetela sposa di Giuseppe -- Madre del Figliol di Dio nella poverta',
nelle angustie, nei travagli e nelle pene, essa si mantiene sempre
calma, sempre tranquilla. Perche'? Perche' in Dio essa
ripone ogni fiducia o spranza.
Orbene ora che vi appressate a questa sacra mensa ad imitazione di Maria
ravvivate la vostra speranza -- Voi da qui' a poco riceverete nel vostro
petto quel Dio che e' l'Autore di ogni bene, Dio onnipotente, Dio
fedelissimo nelle sue promesse -- Quali grazie non dovete sperare di
ricevere in questa sua venuta, in questa sua visita.
Ma se ci e' modello di fede e di speranza Maria e' anche a noi modello
di carita'. Si'! Maria amo' Dio, amo' piu' che tutti gli
uomini uniti insieme piu' che tutti gli angeli -- Essa amo' Dio di un
amore continuo di un amore mai interrotto -- Il suo cuore fu' un
incendio, una fornacre di carita' e tutta la sua vita non fu' altro che
una continua estasi d'amore.
Ecco dunque - D.F. come conviene
avvicinarsi alla Sacra mensa col cuore ornato di queste tre virtu' con
fede, speranza e carita'.
E voi, O Maria, Madre pura, madre santa, madre la piu' affettusa in
questa chiusura del mese a voi consacrato, getta il tuo sguardo
misericordioso su questi tuoi devoti- essi si professano di essere tuoi
figli; mostrati dunque di essere loro vera madre, essi non cercano altro
che far bene la loro comunione, -- guidateli voi stessa dal vostro
Figlio, parlate voi in loro favore, ornate il loro cuore di una viva
fede, di una ferma speranza e di una ardente carita' perche' Gesu' che
da qui' a poco entrera' nel loro petto non manchera' di versare nel loro
cuore i tesori delle sue grazie.
Chiusura mese di Maggio
Bonum est nos hic esse.
Dolcezza di parlare e di sentir parlare di Maria che e' "Causa nostrae
letitiae." Stiamo sempre a lei uniti e sentiremo sempre le parole
che escono dalla sua bocca.
Per stare uniti a Maria dobbiamo condacrarle il nostro cuore, metterlo
per cosi' dire nel suo, onde dopo averlo purificato dai peccati e da
ogni macchia lo offre a Gesu'.
Motivi per la consacrazione
Maria Regina dell'universo ha il diritto sui nostri cuori. - Madre
di Dio - La piu' santa di tutte le creature- Maria e' Omnipotente verso
Dio - Piena di bonta'- e misericordia per noi- se siamo peccatori essa
e' madre nostra.
Ogni beneficio vuole riconoscenza - e pei benefici ricevuti da Maria in
questo mese diamole quello che desidera - essa non desidera che il
nostro cuore.
Qualita' dela Consagrazione.
sincera col cuore non colle labbra
intiera spitito, cuore, corpo, beni
di natura di grazia.
irrevvabile fuggire le occasioni
preghiera
sacramento
Vantaggi della consagrazione.
benefici ricevuti finora sono egno, pel futuro ci dara' la perseveranza
e la corona della gloria.
__________________________
Erminia Moriconi nata in Colle d'
educata a Firenza.
- 3 Ave Maria, prima di lasciare il
collegio. - Vita comune a 10 anni e se esista un'altra vita - gettarmi
sulla Sienna a Parigi.
Sente le campane - era per la predica predicava della confessione -
fonte di misericordia di quel Dioche viene a cercare misericordia.
Erminia si sente commossa, prega si confesso' ed entra in un convento
delle Visitandini ad Annay Ciarione dove trovo' la sua pace.-
Ecco la devozione alla Vergine Ssma.
Processione del Rosario, Hamrun 1923
(Oh! se cadesse il velo che ci
separe dalla visione beatifica della nostra Madre che sta nei cieli,
come la scorgeremo sorridente verso di noi.
Oh! come la scorgeremo con quella corona del rosario come apparse a San
Domenico 700 anni fa', come apparse a Lourdes, 70 anni or sono)
Glorja lilkom, ahwa gheziez, ghad-dimostrazzjoni kbira sabiha u solenni,
li intom mortu illejla taghmlu b'din il- processjoni bir-recita
tar-Rusarju - gloria lilkom ghad-devozzjoni kbira li intom ghandkom lejn
il-kuruna tar-Ruzarju.
F'dan il-waqt, jiena qed ingib quddiem ghajnejja l-vizjoni le kellu
l-Patriarka S.Duminku, allura meta imbikki fuq il-hazen li kien qed
jikber fid-dinja - u fuq il-fidi li kienet qeda tigi nieqsa, inxtehet
gharkuptejh quddiem l-immagini tal-Vergni Mqdaddsa, u staqsiha x'inhu li
jista' jaghmel biex iwaqqaf tant telfien ta' erwieh, - U ghal din
it-talba l-Vergini dheritlu u hekk marret tghidlu: jekk inti trid tiehu,
tmexxi u twassal l-erwieh ghand Gesu' m'ghandekx taghmel haga ohra hlief
ixxerred id-devozzjoni lejn ir-Ruzarju Mqaddes u inti mbaghad tara
l-frott ta' din id-devozzjoni - U l-kelma tal-Madonna ma gietx nieqsa -
tant illi l-Qaddis li semmejna mar ighid illi ikkonverta aktar erwieh
b'Ave Maria wahda tal-kuruna tar-Ruzarju, milli kkonverta bil-priedki
tieghu kollha.
U jiena f'dina c-cirkostanza, dan il-mument hekk solenni nista'
nghidilkom kliem aktar sabieh, milli intennilkom il-kliem tal-Vergni
Marija, tridu intom tressqu ruhkom lejn Gesu'? (R)- tridu intom
titbeghdu mid-dnub u tersqu lejn Gesu'? (R) tridu intom illi l-kuntrarju
minflok ma jbieghedkom minn Gesu', izommkom vicin lejn Gesu'. (R)
tridu intom ma taqghux fix-xbiek tad-demonju u ma titilfux lil Gesu'?
(R) Tridu intom li d-dinja ma tqarraqx bikom? u tisseparakom minn Gesu'
(R) Tridu intom f'kelma wahda tghixu u tmutu f'Gesu' ma' Gesu' u ghal
Gesu'. Zommu dejjem ruhkom qawwija fid-devozzjoni tar-Ruzarju.
Hamrun Processione del Rosario
1924
Noi tutti, F.D., siamo persuasi della grande necessita' di pregare,
perche' dall'orazione ben fatta dipende in gran parte la nostra
salvazione, - ed infatti nel Santo Vangelo quasi in ogni pagina ci si fa
menzione della necessita' di pregare. - Questa Verita' ci e' anche
insegnata dall'esempio di Gesu Cristo, il quale passava talvolta le
notti a pregare "erat pernectans in oratione," noi lo vediamo pregar
prima di incomincare qualche grande azione, noi lo vedremo pregare prima
di passare all'elezione degli Apostoli, noi lo vediamo pregare prima
della risurrezione di Lazaro, noi lo vediamo pregare nell'orto prima di
far principio alla passione.
Ora se grande e' la necessita' di pregare altrettanto e' difficile il
saper pregar bene, e l'uomo da solo non gli sarebbe mai riuscito di
trovare il modo di pregare. Andiamo infatti col nostro pensiero
alla fondazione della Chiesa, troviamo gli Apostoli persuasi della
verita' della necessita' della preghiera, non riuscendo di pregare si
presentano a Gesu' e lo domandarono a voler loro insegnare di pregare.
"Disce nos orare."
Ebbene il Rosario di Maria incomincia col porre sulle nostre labbra le
preghiere piu' belle cioe' il 'Pater Noster' e l'"Ave Maria". Che
cosa infatti possiamo noi immaginare di piu' sublime di piu' atto a
commuovere il cuore di Dio che il "Pater Noster". - non l'ha forse posto
sulle nostre labbra Gesu' Cristo stesso - Quanta confidenza non
mostriamo noi verso Iddio quando lo invochiamo col dolce nome di Padre
Nostro. Come non dimostriamo di amarlo, allor quando domandiamo
che il suo nome sia santificato, che venga il suo regno, che si faccia
la sua volonta' come in cielo cosi' in terra. Quali sentimenti di
umilta' non si accettano sul nostro cuore allorche' domandiamo a Dio il
nostro pane, - allorche' lo supplichiamo che ci rimetta i nostri debiti,
che non ci induca sulle tentazioni, e che ci liberi dal male.
Se poi consideriamo l'Ave Maria e' certo che non si e' preghiera piu'
alta a commuovere il cuore di Maria SSma. quando le ripetiamo le parole
colle quali l'angelo le annuncio' che doveva essere Madre do Dio, quando
le ripetiamo le belle parole di Sant'Elizabetta "Benedetta fra tutte le
donne", Oh quanto deve quando le diciamo "Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori adesso e nell'ora della nostra morte".
Quale grazia piu' preziosa di una buona morte. Ebbene al Rosario
preghiamo anche questo!
Oh benedetta sia la corona del Rosario! Percio' quando San
Domenico imbikki fuq il-hazen li kien qieghed jikber fid-dinja, fuq
il-fidi li kienet qiegheda tonqos, gharkubbtejh, talab il Gran Vergini
Marija x'inhu li jista' jaghmel, biex iwaqqaf tant telfien ta' erwieh.
Il-Vergni dehritlu u qaltlu li ma ghandux x'jaghmel haga ohra hlief
ixerred id-devozzjoni tar-Ruzarju.
Ghalhekk meta t-Tork kien halef li ghandu jisqi z-ziemel tieghu minn fuq
l-artal tal-Knisja ta' San Pietru f'Ruma, u hekk mar jhedded lill-insara
kollha, dawn bil-kuruna tar-Ruzarju f'idejhom, rebhu l-Vittorja ta'
Lepanto u sarmulu ghal dejjem il-kburija minn tieghu.
Ghalhekk meta l-Gran Vergni Maria dehret gewwa Lourdes hi ikkonfermat
dak li l-Vigarju ta' Gesu' Kristu l-immortali Piju IX f'ruma kien
iddefinixxa, cioe' l-Immakolat koncepiment minn ta' Marija li ma dehret
bl-ebda haga ohra f'idejja hlief bil-kuruna tar-Ruzarju.
U meta l-Papa Leone XIII tafa l-harsa min tieghu fuq id-dinja u lilha
lemah sconvolta b-idejat moderni, partikolarment bir-rebgha dejjem akbar
lejn il-gid ta' dina l-art, huwa immexxi mill-Ispirtu t'Alla ma sabx
jirrikkomanda mezz ahjar mir-recita tar-Ruzarju imqaddes.
U ghalhekk jiena ukoll il-lejla bi pjacir intennilkom
ir-rakkamandazzjonijiet tal-knisja tal-Gran Vergni Marija li biex
tohorgu rebbiehin mill-ghedewwa tas-salvazzjoni ta' ruhhom li huma hafna
u qawwija ma ghandkomx taghmlu haga ohra hlief tiehdu f'idejkom
ir-Ruzarju imqaddes ta' Maria.
U int, o Gesu', kif tarana migburin madwarek permezz tad-devozzjoni lejn
ir-Ruzarju ta' l-Omm tieghek Maria, qabel ma ninfirdu berikna.
Il-papa - l'anno Santo, i peccatori
piu'
Il-Vescovo - autarlo biex dejjem
aktar jista jinvigila u shiha jikkonserva f'Malta l-fidi ta' San Pawl.
Il Parroco zelante, il clero di
tanto zelo per conservare il nome di Maria nei cuori di questi fedeli.
I padri, le madri i figli, - la
pratica del Rosario quotidiano.
Tutti noi e fa' che colla recita
devota del Rosario meritiamo un giorno di venire a goderla in Paradiso.
Cosi' Sia.
"In Perpetuum coronata triumphat"
Sap.IV 2.
I
Fra tutti i mezzi - F.D.- coi quali
la Divina Provvidenza viene in aiuto della Chiesa fondata da Gesu'
Cristo, e da nominarsi in questi tempi nostri, la grande devozione alla
Corona del Rosario della Vergine SSma. Grande e bella e' questa
devozione, essa infatti racchiude in se tutta la duttrina del
Cristianesimo, essa infatti racchiude in se tutta la duttrina del
Cristianesimo, essa unisce insieme il culto (Qima) esterno ed interno,
essa comprende le due specie di orazione, la mentale e la vocale, essa
ravviva la fede e santifica e purifica le nostre azioni. Ora
questa devozione, che il Sommo Pontefice Leone XIII ha suscitato
(qajjem) per il Santo Rosario, ha prodotto (giebet) ancora quest'alta
bella devozione dei Quindici Sabati. Ed ecco che oggi in
quest'ultimo Sabato sta a noi di fermarci un poco nella considerazione
dell'ultimo Mistero Glorioso, L'incoronazione di Maria in cielo.
"In perpetuum coronata triumphat."
Si', eccoci giunti al termine di
questa santa e cara devozione dei 15 Sabati. Noi abbiamo meditato
i grandi misteri, che la Chiesa propone ai Fedeli nel Santo Rosario, e
da Nazareth abbiamo seguito la Vergine sino alla sua beata assunzione in
cielo. La contemplammo umile ad ascoltare l'annunzio dell'Angelo
che le significava il grande onore della divina maternita', indi la
vedemmo accesa di zelo muovere frettolosa il passo per le montagne di
Ebron a recare la salute e la gioia in casa di Elizabetta.
Compresi di venerezza la mirammo in Betlem, rifiutata da tutti, dare al
mondo nell'estremo della poverta' e dell'abbandona il suo Divino
Unigenito e poscia salire il monte Sion, per offrirlo nel Tempio
all'Eterno Padre, ed ivi ascoltare le parole profetiche di Simeone, che
ne trapassarono il cuore - Poscia le fummo compagni nel dolore per lo
smarrimento del suo diletto Gesu', e nella gioia che provo' quando lo
rinvenne nel tempio, ove disputava coi Dottori della Legge.------ Al
gaudio dei primi cinque misteri segui' il dolore della passione del
Redentore, e lo vedemmo sudar sangue nel Getsemani, poscia irriso
malmenato e maltrattato, trascinato ai tribunali, flagellato senza
pieta', condannato come un volgare malfattore e morire tra gli spasimi
della Croce, e ci si presento' Maria come Corredentrice, unirsi a quel
divino olocausto, che doveva pacificare il Cielo colla terra - Dal
dolore passammo alla gloria, e splendida ci si rivelo' nella
Risurrezione di Gesu' Cristo, nella sua beata Ascensione al cielo, nella
discesa dello Spirito Santo; ne minore fu' quella per cui il Figlio di
Dio volle esaltare la celeste sua Madre nel di lei beatissimo transito e
gloriosa Assunzione al cielo.------
Ed oggi non ci resta che levare in
alto il nostro sguardo e contemplare il trionfo di Maria nella celeste
Gerusalemme ove la SSma Trinita' la incorona Regina del cielo e della
terra per ravvivare maggiormente la nostra confidenza nel suo possente
patrocinio. "In Perpetuum Coronata Triumphat."
La Gloria che e' lo splendore della virtu', non ha in cielo altra
misura, che la grazia ed il merito, e da cio' ne provengono i diversi
gradi in cui i beati trovansi in cielo, i quali sono tutti paghi nei
loro desiderii, come le stelle che brillano nel firmamento, sono
differenti nella luce, cosi' essi differiscono secondo il grado di
santita', che raggiunsero. Ora se cosi' e', quale gloria circonda
il trono di Maria? La Grazia infatti in Maria fu' corrispondente
alla dignita' sublime di Madre di Dio - e la divina maternita' e' di tal
grado, che tocca e si avvicina alla stessa divinita', percio'
grandissima fu' la misura della grazia che l'Altissimo riverso' in
Maria. -- Chi puo' immaginare percio' lo corona di gloria che il Signore
poso' sul di lei capo?
Se poi vogliamo argomentare la grandezza della gloria di Maria dai suoi
Meriti, anche da questo verso ci troviamo dinanzi ad un abisso di gloria
- In Maria vi e' l'innocenza dei pargoli, la purezza delle Vergini, la
virtu' dei Confessori, l'intelligenza del dottori, il coraggio dei
martiri, lo zelo degli Appostoli, la bonta' dei patriarchi, la
preveggenze dei profeti, tutte le belle qualita' dei cori degli angeli,
in Lei insomma ogni pienezza di grazia di merito e di virtu'.
------- La Corona percio' di Maria
deve essere piu' risplendente di quella di tutti i Santi e di tutti gli
Angeli - Essa e' di tale splendore che noi ci riusciamo di comprendere,
perche' come non possiamo stimare il tesoro dei meriti, cosi' anche a
noi e' incomprensibile il premio che ne ottenne. ----
"Sicut est inaestimabile quod
gessit, dice S.Ildefonso ---- ita et imcomprensibile praemium quod
obtinuit."
-----------------------
II
Ci aiuta pero' a comprendere qualche cosa, cio' che avvenne a Bersabea
quando con tutta modestia si avanzo' al trono del di lei figlio Salomone
per chiedergli una grazia. Allorche' quel Re' sapiente si vide la
propia madre dinanzi, si levo' del propio trono ove sedea con tutta
maesta' del suo grado, se ne ando' incontro con premura, le adoro', ed
ordino' che un altro trono si innalzasse alla destra perche' la madre
sua vi sedesse da Regina. -- Ora se Salomone si senti' nel dovere di
prestare tutto questo onore a sua madre, quanto, anche per ragione anche
maggiore, non dobbiamo credere che abbia fatto Gesu' Cristo verso la sua
santissima madre? Ah si' era questo in ricambio giustissimo
(tpattija), che la Vergine Maria riceve'; per la gloria accidentale
accrescuita alle tre persone della SSma Trinita', per mezzo della divina
Maternita', che apporto' tra di esse nuove e stupende relazioni -
S.Clemente Alessandrino, chiama la Vergine ... Totius Trinitatis
Complementum non perche' mancasse qualche cosa alla divina essenza, ma
perche' ponendo (hekk kif qeghdet) nuovi rapporti, nuove relazioni tra
le tre persone della SSm Trinita', ne accrebbe anche la Gloria.
Ed in Verita' il Padre genera il Figlio sin dal principio dei secoli
eterni, ma lo genera consustanziale al padre ed insieme a Lui coetrerno.
E fuori del principio d'operazione, che e inerente al Padre, il Figlio
gli e' uguale. Ma dopo che si e' fatto uomo nel seno di Maria
Gesu' Cristo diviene inferiore "Minor Patri secundum humanitatem" gli e'
soggetto, adoratore, vittima per i peccati degli uomini. In
ricambio della paternita' che l'eterno genitore partecipo' a Maria,
questa procuro' al Padre una nuova gloria, redendogli soggetto (billi
marret taghmillu suggett ghalih) il Suo unigenito, partecipandogli
(billi marret taghtih sehem minn dik l-awtorita') quell'autorita' che la
Vergine si ebbe sull'Uomo Dio in Nazareth, di cui ci dice il Vangelo,
ch'era a Lei ubbidiente
-- Et erat subditus illis -- Quel
comando che l'Altissimo esercita sulle creature si estende al suo Verbo
per Maria, ed il Padre riceve Gloria infinitamente maggiore
dall'Ubbidienza del suo eterno Figliolo, che di quella di tutte le
creature dell'Universo.
Ne minore e' la glorificazione, che Maria rende alla seconda persona
della SSma Trinita'. E una gloria tutta quanta speciale, e' una
gloria tutta propria alla persona di G. Cristo e che il Vangelo chiama
sua - et ita intrari in gloriam suam - Udite come G.C. stesso pregava il
suo divin padre la vigilia della sua passione - Io ti ho glorificato
sulla terra, ed ora tu mi glorifica con quella gloria, che io ho avuto
in te pria che il mondo fosse - Voleva dire G.C. - Glorificato nel cielo
come Figliolo di Dio, glorificami come Figliolo dell'uomo - Ma il Verbo
Divino non e' tale se non per Maria, la quale gli ha dato questa nuova
vita, che e' stata ragione di gloria infinita. Merce' questa vita
avuta da Maria, Egli si ebbe tutti gli onori e
tutti le adorazioni, con cui l'umanita' (il-bniedem) liberata dalla
schiavitu' del peccoto (jasar tad-dnub) lo saluta come suo salvatore - E
non solo, ma e' anche come figliolo dell'uomo, che al suo nome s'inchina
tutto quanto c'e' nel cielo e nella terra, ed ogni lingua scioglie
l'inno della riconoscenza.
Questa glorificazione infine per cui la madre di Dio ricambia le grandi
grazie ricevute della SSm Trinita', esse riguarda ancora lo Spirtio
Santo: Infatti l'Amore divino, il quale procede dal Padre e dal Figlio,
non ha relazione col Verbo Divino se non perche' da lui procede.
Ma nel mistero dell'Incarnazione lo Spirito Santo, adombrando il seno
verginale di Maria, e rendendola madre del Verbo divino, acquisto' su di
lui fatto uomo, una nuova autorita' e percio' stesso una nuova
glorificazione che prima in cielo non aveva.
Il ricambio (it-tpattija) quindi era doveroso (jixraq) e giustissimo.
E come in terra il Figlio di Dio non trovo' luogo piu' degno del seno
Immacolato di Maria - cosi' anche in cielo nessun luogo e' piu' degno
per Maria quanto lo stesso trono della Maesta' Divina ove venne
Incoronata regina del cielo e della terra - "In perpetuum coronata
triumphat" Sap.
III
Si' Essa e' Regina Universale di tutti gli uomini, e tutti gli uomini
sono suoi sudditi. "Non vi ha stirpe o nazione, di cui (io) non
abbia preso il dominio (setgha). Per me governano i Re, ed i
legislatori amministrano la giustizia." - Queste parole, che lo
Spirito Santo dice anzitutto della Sapienza Divina, i Santi Padri e la
Chiesa nella sua Liturgia non dubitano di metterle sulle labbra a Maria
(imorru jqeghduhom fil-fomm minn ta' Marija) per significare il dominio
che essa ha, come Regina, su tutti gli uomini, e come tutti gli uomini
ricevono da Lei i favori tanto nell'ordine della natura, come anche
nell'ordine della grazia. Si! come da Maria abbiamo ricevuto Gesu'
Cristo, fonte (ghajn) di ogni grazia, cosi anche Gesu' Cristo per mezzo
di Maria dispense a noi i suoi favori. Tutto passa per le mani di
Maria perche' Essa e' la Regina del Cielo e della terra. "In perp.
cor. triumphat."
Maria e' anche Regina degli Angeli. Essa infatti dagli stessi
riceve continui onori. E mentre cantano Santo! Santo! Santo!
intorno al trono dell'Agnello Divino gettando le loro corone, essi
salutano Santa anche Maria, poiche' la gloria del Redentore non puo'
dissociarsi dalla gloria della Corredentrice - Inoltre gli angeli buoni,
dopo la rivolta di Lucifero e dei suoi seguaci, meritarono la conferma
in grazia perche' loro vennero anticipati i meriti di Gesu' Cristo.
Ma nell'opera della Redenzione a lato di Gesu' c'e' Maria; percio'
anch'essa e' un dono si' grande lo riconoscono per Maria. Con
tutta ragione la Chiesa saluta Maria Regina degli Angeli. Si',
tutti gli angeli Le stanno attorno e l'acclameno Benedetta. Ah
si'! Maria e' un trionfo singolare nella rota trionfante del Paradiso.
Maria e' una glorificazione in quel regno di gloria. Maria e' una
solennita' in quella festa perenne. Maria e' un giubilo (ferh) in
quell'eterna beatitudine.
In perpetuum coronata
triumphat.
E non solo tutti gli angeli ma anche tutti i santi riconoscono Maria per
loro regina. Fu' Maria infatti che ha dato ad essi gli stimoli
piu' potenti alla santita'. Fu' Maria che venne in loro soccorso,
quando il Demonio si adoperava con le piu' sottili insidie a deviarli
dal sentiero della perfezione. Fu' Maria che li fece educare e
crescere nell'amore di Dio. Fu' Maria che li conforto' nella via
della penitenza. Fu' essa la stella del loro cammino, l'aiuto nel
loro pellegrinaggio, la consolazione nei dolori, a Lei devono l'immensa
beatitudine del Paradiso. Ecco perche' innanzi al suo trono
agitano le loro palme i Martiri, ecco perche' innanzi al suo trono
offrono i loro gigli le Vergini. Ecco perche' tutti i beati la
beda questa Regina riconoscono la gloria del cielo.
"In perpetuum coronata triumphat."
Figura di questo grande trionfo di Maria in cielo fu' quello con cui il
popolo di Betulia festeggio' la sua prode liberatrice Giuditta.
Leggiamo infatti che allorche' quell'erociia aveva tolta la vita ad
Oloferne, e cosi' aveva liberato la sua patria da un tiranno cosi'
terribile; le andarono incontro non solo quei di Betlia, ma anche da
Gerusalemme venne il Sommo Sacerdote con tutti i suoi leviti per
festeggiare la magnanima liberatrice del popolo eletto, ed insieme a
tutto il popolo la benedissero e l'acclamarono gloria di Gerusalemme,
letizia d'Israele (ferh minn ta' Isreal) ed onorificenza del loro popolo
- Tu gloria Jerusalem, tu laetitia Israel, tu honorificentia populi
nostri - Ora cio' che avvenne in Betulia non fu' che una debole figura
del trionofo di Maria in cielo ove non solo tutti gli angeli ed i santi
ma lo stesso Eterno sacerdote Gesu' Cristo insieme agli Apostoli
incorono' Maria Regina del cielo e della terra, non a semplice titolo
d'onore, ma con pieni poteri (bis-setgha kollha) su tutto l'universo
sicche' Maria puo' ripetere al pari del Suo Divin Figliolo - Data est
mihi omnis potestas in cielo et in terra - Non solo ma anche entro
l'inferno il semplice suo nome getta spavento tra i demoni - E nel
purgatorio questa Regina delle Midericoedie continuamente sparge le sue
beneficenze.
"In perpetuum coronata triumphat."
____________________
IV
Se il potere di Maria in cielo ed in terra e' cosi' grande, quali
sentimenti deve destarci se non quelli di una immensa fiducia nel suo
patrocinio? Il mondo stima fortunati coloro che godono la
protezione il favore di qualche principe terreno; ma quanto siamo noi
piu' fortunati, che possiamo godere la protezione di questa Regina del
cielo e della terra?
Sotto il suo patrocinio chi mai dei
nostri spirituali nemici puo' recarsi offesa? Se Maria e' con noi
chi mai puo' essere contro di noi? Forse il Demonio? Ma non
fu' Maria che schiaccio' il capo a questo serpente infernale - Non e'
Maria che per 19 secoli lo tiene schiacciato sotto al suo piede
verginale? Non e' Maria che ne distruasse il suo regno?
Forse la carne? Ma non e' forse la devozione a Maria il mezzo piu'
efficace per attutire (trazzan) le mali inclinazioni della Concupiscenza
e fiorire di castita' la nostra vita (izzejjen bl-indafa u l-kastita'
il-hajja taghna?) Forse il Mondo? Ma chi mai ha dato tanta
generosita' a tante anime per disprezzare la vanita' del mondo, se non
l'amore verso questa madre celeste? Chiedetelo a tante anime che
riconoscono dalla devozione di Maria eccitamenti piu' efficaci alla
penitenza, ardori crescenti (hrara dejjem aktar qawwija) a spingersi
sempre innanzi nella via della perfezione, ed essi vi risponderanno
quanti beni ebbero da questa Madre di misericordia, in quante tentazioni
se la videro a fianco donando loro la vittoria? Quante grazie,
quanti miracoli, quanti favori riconosce il popolo cristiano dal potente
patrocinio di Maria? Con ragione percio' la Chiesa acclama Maria
Rifugio dei peccatori, salute degli infermi, Consolatrice degli
afflitti, Aiuto dei Cristiani, poiche' anche nei temporali bisogni essa
prontamente soccorre ai suoi devoti, li libera da tutti i pericoli, li
protegge contro tutte le disgrazie, li guarisce nelle loro malattie, li
soccorre nelle loro miserie, li consola nei loro dolori e riempie di
favori tutta la loro vita ---- Ad ottenere un si' potente patrocinio non
occorrono grandi sacrifici: Basta amarla, onorarla, servirla, ma
sopratutto glorificarla colla corona del Rosario.
V
O nostra cara Madre e Regina a noi poveri esuli in questa valle di
lacrime e' grande conforto la vostra Incoronazione quale regina su tutti
gli angeli ed i beati nel Cielo --- Deh! da quel trono della vostra
Gloria piegati su di noi lo sguardo della vostra Misericordia, e
specialmente su tutti questi vostri devoti che per quindici sabati in
questo tempio si sono radunati a meditare quei misteri che a Voi furono
argomento di gaudio, di dolore, di Gloria. Ah si'! voi che avete
ogni potere in cielo e sulla terra ricoverateci sotto il manto della
vostra protezione liberateci da tutti i mali, otteneteci tutte le grazie
di cui abbiamo bisogno; perche' un giorno anche noi potremo assistere
al vostro trionfo in cielo
venire a vedervi in Paradiso dove per sempre trionfi incoronata.
"In perpetuum coronata triumphat. "
Amen!
NOTA BENE: Fl-istess karta ta'
l-ahhar ghandu din in nota li gejja miktuba bil-lapes u mhux bil-pinna
kif kiteb il-priedka kollha.
Aktarx li qabel uza l-karta
il-priedka kien qed juzaha biex inizzel xi haga ohra. Meta gie
biex jikteb il-priedka sab dik il-karta u qabad u uza lilha.
ho l'onore di approvare quanto l'Illmo e Revmo Mons Can. Coad. D.
Carmelo Sammut gia' Parroco del Rabato aveva relatato nelle sue note del
21 Gen e 2 Maggio 1921 rispettivamente.
"Pietas ad omnia utilis est
promissionem habet vitae quae musae est et futurae."
Turi
Abbiamo pensato tutto il mese ad onorare Maria, con rosario, colla
coniderazione ora di un mistero ora di una virtu'.
La Chiesa ci invita di onorarla nel Cuore.
Il
Cuore e' il simbolo della Carita'.
S. Caterina da Genova un giorno
diceva a Dio - Signore voi volete che io ami il prossimo ed io non posso
amare altro che voi. - E dio cio' appunto le rispose chi ama me ama
tutte le cose amate da me. Ma poiche' non vi e' stato ne vi sara'
chi piu' di Maria amassi Dio, cosi' non vi e' stato ne vi sara' che piu'
di Maria abbio amato il prossimo"
Soccorreva senza essere richiesta - come nelle nozze di Cana.
Soccorreva con fretta come quando si
reco' da l'elisabetta.
'Abiit in montana cum festinatione.'
31 gen.1919
Per la prima imposizione della
Madaglia alle Figlie di Maria eretta nella Casa di Sant'Ursola
- Qrendi -
"Ubi thesaurus vester est ibi et cor
vestrum erit."
La avete voi udite - F.D. queste
ultime parole del Vangelo che la Chiesa ci fa leggere nella Messa
odierna - Ed io vi domando: perche' voi stamane raccolte in questa
piccola devota cappella vi sentite tanto contente, perche' il vostro
cuore trabocca di gioia (hena)? Perche'? Ah se voi non lo sapete dire,
ve lo diro' io, ve l'hanno detto le parole del Vangelo che avete udito;
lo e' perche' voi avete trovato posto, il vostro tesoro in questa Casa
di S. Orsola e per conseguenza il vostro e ' qui che trovera' il suo
conforti. "Ubi.......?"
Voi, si', avete prediletto questa santa casa ma essa vi ha anche
ripagato questo vostro amore ed infatti con mio grande piacere e
soddisfazione richiamo alla vostra memoria come oggi compiace il primo
suo anno di vita dacche' fu' solennemente benedetta e dichiarata aperta
dall'amato nostro Vescovo - Si'! le dolci, soavi, ed autorevoli parole
di Mgr Vescovo colle quali per la prima volta vi presentate queste pie
(twajba) religiose risuonano ancora alle mie orecchie - sento ancora
quell'augurio di prosperita' che egli con tutta l'effusione del suo
cuore paterno andava inidizzando all'opera - augurio che noi oggi
vediamo avverato. Se infatti un anno fa' la casa benedetta di
Sant'Ursola installava in mezzo a voi questi angeli di carita' oggi dopo
un anno dalla sua fondazione vi Figlie di Maria. Ed io mi sento
onorato da questo invito che mi e' stato fatto di indossarvi per la
prima volta la Sacra Medaglia.
E' a mia conoscenza la grande vostra premura di indossare questa
medaglia; ed e' percio' che io oggi vi invito, vi auguro anzi vi
raccamando che una volta avuta la vogliate portare bene colla stessa
premura. E per aiutarvi a questo ve ne indichero' in beve il mezzo
che vi porge la stessa Congregazione.
Percio' tralascio di dirvi dell'orgine della Congregazione delle Figlie
di Maria, e del gran bene che ha fatto ovunque e' stata stabilita -
tralascio di dirvi come Iddio si e' servito della stessa per rinnivare
la pieta', la devozione, e lo spirito religioso in tutti quei paesi dove
si era illanguidito - Tralascio di dirvi tutto questo e vi dico solo che
fine della Congregazione e' quello di proteggere l'innocenza delle
giovanette, di difenderle dai pericoki del mondo e per mezzo di
instruzioni e pratiche ed opere di pieta' le avvia all'adempimento dei
loro doveri verso Iddio, verso il prossimo e verso se stesse - Ed il
mezzo che essa somministra loro per raggiungere questo fine e' una
tenera devozione verso l'amata nostra Madre, la Vergine Maria.
Eccovi dunque il mezzo che vi auitera' a portare degnamente la medaglia
che oggi per la prima volta riceverete e per mezzo della quale verrete
ascritti alla Congregazione delle Figlie di Maria - Una devozione tenera
a Maria-
Questa devozione consiste anzitutto in amarla. L'amore e' il primo
dovere della figlia verso sua madre. Una figlia che non ama sua
madre non merita il nome di figlia - Tutti siamo obbligati ad amare la
Madonna; ma quelle che si chiamano sue figlie, si obbligano ad amarla
con una tenerezza tutta speciale, come per darle un compenso e una
riparazione di quella freddezza che trovarsi nel cuore degli uomini
verso la Madonna.
Quando una figlia che non ha cuore, disprezza e maltratta sua madre che
cosa fanno le sue sorelle che amano la loro madre? Esse le vanno
intorono e cercano di consolarla colle loro carezze, le asciugano le
lacrime e le vanno dicendo- cara mamma non affliggerti, non piangere
perche' noi ti vogliamo bene - Cosi' dovete fare voi della Madonna.
Alcune delle ragazze colle loro opere cattive insultano la Madonna, e
coi loro peccati crucifiggono nuovamente il suo amabilissimo Gesu'.
Ebbene voi dovete stare intorno alla Madonna asciugare la sue lagrime
levarle via quel pugnale che i cattivi le infilsano nel cuore.
Dovete in breve consolarla colle carezze del vostro amore. Quali
saranno queste vostre carezze? Saranno le vostre devote orazioni,
saranno le vostre frequenti confessioni e comunioni, saranno il vostro
buon diportamento in chiesa saranno la vostra obbedienza ai vostri
genitori, sara' la vostra premura di rendervi ogni giorno piu' buone.
La devozione verso la Madonna consiste in obbedirla. Come?
Essa stessa ce lo dice. Uditela la' al banchetto di Cana di
Galilea. I servi desiderano sapere i suoi comandi ed essa risponde
loro: fate quello che vi comando di fare il mio figlio Gesu'.
Dunque la Madonna ci comanda quello che ci comanda Gesu'. Dunque
voi oggi col divenire figlie di Maria dovete ubbidire con maggiore
precizione, prontezza ed amore tutto cio' che Gesu' comanda nei suoi
santi comandamenti. Una giovinetta che non osserva la legge di Dio
non puo' essere ne chiamarsi Figlia di Maria. Una giovinetta che
dice bugie, che risponde ai suoi genitori, che non osserva le regole
della modestia, che e' superba ed ambiziosa, che tiene discorsi che non
convengono, che si deporta da libertina, non e' e non merita il nome di
Figlia di Maria.
Ma e' vera Figlia di Maria quella che osserva la legge di Dio in tutta
la sua estensione: perche' cosi' facendo sara' essa anche ubbidiente
verso la amata sua Madre.
La devozione verso la Madonna consiste nell'imitarla. I figli sono
sempre un ritratto vivo dei loro genitori. Cosi' anche la figlia
di Maria deve fare tutta la premura di portare in se' l'immagine della
Madonna. Deve essere come lo specchio delle sue virtu'.
Maria era ritirata, non usciva senza necessita'. Maria era la
stessa modestia (Cammino - vesti). Maria trattava con altri ma con
prudenza (apparizione dell'angelo). Maria fu' umile. Maria
amante di Gesu'.
Ecco in che consiste la vera devozione verso Maria, ecco in qual modo
potrete voi -F.D.- portare sempre degnamente la medaglia che oggi
state per ricevere - Ecco perche' oggi il vostro cuore e' contento
perche' nella casa di S.Orsola voi avete trovato la tenera vostra Madre
Maria; ed in Maria avete trovato un tesoro di santita', un tesoro di
grazia, un tesoro di gloria. Ubi thesaurus vester est ibi ut cor
vestrum erit".
Maria - Talb
Alle Figlie di Maria di
Musta.
"Beati qui custodiunt vias meas"
Prov. 8:39.
Dice S.Agostino che per ottenere con
piu' sicurezza ed abbondanza il favore dei Santi bisogna imitarli,
perche' vedendo essi da noi praticarsi le virtu' da loro esercitate,
allora piu' si muovono a pregare ed intercedere per noi- La regina dei
Santi, la prima nostra avvocata, quella che voi particolarmente onorate
col titolo di madre. Maria - dopo che Ella ha sottratta qualche
anima dalle branche di Lucifero, e l'ha unita a Dio vuole che si ponga
ad imitarla, altrimenti vedendola a se contraria nei costumi non potra'
arricchirla delle sue grazie come vorrebbe: ed ecco perche' Maria chiama
beati coloro che diligentemente imitano la sua vita "Beati qui
custodiunt vias meas."
"Chi ama, o si trova simile o cerca di farsi simile alla persona amata,
secondo il celebre proverbio "Amor aut pares invenit, aut facit."
Quindi San Gerolamo ci esorta che se noi veramente amiomo Maria bisogna
che cerchiamo di imitarla, perche' questo e' il maggior ossequio che
possiamo offrirla. Ed infatti come dice Riccardo sono e possono
chiamarsi figli di Maria quelli che cercano di vivere secondo la sua
vita "Filii Mariae imitatores euis."
Raccolte pero' oggi qua' - D.F. di M - per dar principio a questo giorno
che voi in modo speciale avete scelto per passarlo in quel genere di
preghiera, supplica perpetua, che vi unisce in ispirito con tutte le
congregazioni delle Figlie di Maria sparse per tutto l'orbe - tralascio
di parlarsi dell'umilta' di Maria che quantunque arricchita di grazie
piu' degli altri purtuttavia conservo' sempre um basso concetto di se
stessa (kienet tahseb baxx) - cercava sempre di occultare i doni celesti
coi quali era arrichita.
Tralascio di parlarvi della sua carita' verso Iddio, che secondo quello
che ci dice di lei San Bernardo il suo amore supero' l'amore di tutti
gli uomini e di tutti gli angeli.
Tralascio di parlarvi della sua purita' che la merito la grazia di
essere la sposa dello Spirtio Santo e la stessa Madre di Dio.
Tralascio di parlarvi della sua poverta' che secondo quello che esse
stessa ha rivelato a Santa Brigida aveva il voto (ueda) di nulla
possedere nel mondo.
Tralascio di parlarvi della sua ubbidienza e come la sua volonta' fu'
sempre ed unicamente la volonta' di Dio.
Tralascio di dirvi della sua passione che la merito' il titolo di Regina
dei Martiri.
Ma vi tratterro' brevemente dell'orazione di Maria. Si'! non vi e'
stata mai alcun anima su questa terra che abbia con tanta perfezione
eseguito come esegui' la Beata Vergine quel grande insegnamento del
Nostro Salvatore "oportet semper orare et non deficere" - Da niun altro
dice San Bonaventura, possiamo, meglio pigliare esempio ed apparendere
la necessita' che abbiamo di fare orazione, quanto a Maria - Attesta
infatti il Beato Alberto Magno, che Maria nella virtu' dell'orazione,
dopo Gesu' Cristo per la piu' perfetta di quanti vi sono mai stati e vi
saranno "Virtus orationis in B.Vergine excellentissima fuit."
Era eccellente l'orazione di Maria in primo luogo perche' era sempre
fatta con viva fede. Si'! D.F. di M. - non basta che noi ci
prostriamo dinanzi all'altare di Dio e recitare lunghe preghiere .....
se vogliamo venire esauditi e' necessario che queste preghiere partano
da un cuore ripieno di fede (the coming words have been added afterwards
by DP)
(di quella fede che non e' mai sola
ma e' sempre accompagnata dalla speranza e dall'amore), di fede in Dio
onnipotente che puo' fare tutto che vuole e quindi puo' benissimo
esaudire la nostra preghiera, non solo ma anche dobbiamo credere che Dio
e' buono e ci ama di un amore grande, tenerissimo, veramente paterno e
quindi non solo puo', ma vuole esaudirci, quando le grazie che
domandiamo non sono opposti alla nostra salute.
Orbene chi piu' di Maria ci puo' acquistare questa fede in Dio.
Vedea ella il suo figlio nella stalla di Bethlem e lo credeva il
creatore del mondo. Lo vedeva fuggire da Erode e non lasciava di
credere che egli era il Re dei Re. Lo vide nascere e lo crede'
eterno. Lo vide povero e lo credette Signore dell'universo -
osservo' che non parlava e crede' che egli era la sapienza infinita.
Lo sentiva piangere e credeva esser egli il gaudio del paradiso.
Lo vide finalmente sul calvario Crocifisso, e benche negli altri
vacillasse la fede Maria stette sempre ferma nel credere che egli era
Dio.
Quindi se vogliamo imitare Maria nella sua orazione immitiamola benanche
nella sua fede e preghiamola di impetrarci una viva fede "Adauge Domine
nobis fidem".
Era eccellente l'orazione di Maria perche' oltre all'esser fatta con
fede era continua e perseverante - Sin dal primo istante in cui Ella
ebbe la vita, ed insieme colla vita il perferro uso della ragione, ella
cominicio' a fare orazione - infatti per poter meglio attendere
all'orazione noi la vediamo fanciulla di tre anni rinchiudersi nel
ritiro del tempio e come disse ella stessa a Santa Elisabetta a
mezzanotte sempre si alzava e andava ad orare avanti all'altare del
tempio. Sappiamo che stava in orazione allorche' l'angelo
l'annunzuio' il mistero dell'incarnazione. Durante poi' la
vita mortale di N.S.G.C. era per lei uno stato continuo di orazione e
dopo la morte di Nostro Signore a fine di meditare le pene di Gesu',
dice Odilone, con frequenza visitava i luoghi della nascita, della
passione e della morte e sepoltura. Percio' se vogliamo che ad
imitazione di quella di Maria sia anche la nostra perseverante.
Era infine eccelente l'orazione di Maria perche' oltre alla fede,
speranza e carita', oltre all'essere perseverante era anche accompagnata
dall solitudine. Disse infatti un giorno essa slissa a S.Brigida
che nel tempio si asteneva di praticare anche coi suoi genitori - La
stessa parola Virgo in ebraico significa una vergine ritirata - ci dice
di essa San Vincenzo Ferreri che la B.V. giammai usciva da casa se non
per al recarsi al tempio, ed allora camminava tutta composta, tenendo
gli occhi sempre a terra - andando a visitare S.Elisabetta si reco' "cun
festinatione" dal che dice S.Ambrogio che debbono apprendere le vergini
a fuggire dal pubblico. Ci dice S.Bernardo che Maria per l'effetto
all'orazione ed all solitudine stava tutta attiuta a fuggire di
conversare sugli uomini.
Si e' nella solitudine che Iddio parla all'anima "ducam eam in
solitudine et loguar ad cor cius."
Percio' -D.F. di M. - imitate sempre Maria nelle sue virtu' ma
particolamente oggi nel suo spirito di orazione.
E Lei o Vergine S.S. impetra a queste due dilettissime Figli, l'affetto
all'orazione; fate che essa sia sempre accompagnata dalla fede, dalla
solitudine che essa sia perseverante, accioche con maggiore facilita
possano cammibare sulle tue orme e' cosi' meritare il titolo di beata
ora e sempre "Beati qui custoduinr vitas, meas," staccandoci esse
dall'amore alle creature, possano aspirare solo a Dio ed al Paradiso in
cui speriamo di incontrarci un giorno, per sempre lodare ed amare
insieme con voi il vostro figlio Come' nei secoli dei secoli. Amen.
San Guzepp
Fervorino
detto il 28 ottobre 1907 nella
Chiesa di S.Maria di Gesu' del Rabat in occasione di una Communione
Generale fatta dai Consolidati della Confraternita' di S.Giuseppe in
omaggio al Santo Prolettore per la recente dichiarazione a festa
d'intero precetto.
Dichiarata dalla Chiesa - Fratelli dilettissimi - dichiarata d'interno
pracetto il giorno di San Giuseppe, voi vi siate qua radunati stamani
entro le sacri mura di questo tempio non per altro che per dar al vostro
leniro amore, alla vostra tenera (sincera) devozione verso lo sposo
della Vergine Maria, verso il padre putativo di Gesu', il grande
patriarca Giuseppe dal quale prende nome questa confraternita. E
veramente non avreste potuto offrirgli omaggio piu' bello (att ta' qima
aktar sabieh) che coll'accostarvi insieme a questa sacra mensa per
pascere le anime vostre col corpo perveissimo e col sangue preziosissimo
dell'agnello divino N.S.G.C. qua' presente sotto le specie del pane nel
Sacramento dell'Eucaristia.
I Santi - Frat. dilett. - vengono a noi proposti dalla Chiesa quali
esemplari dell'osservanza della legge di Dio.
Quindi la venerazione che essa da
noi esige verso gli stessi, e la nostra sincera devozione verso gli
stessi deve consistere principalmente nella loro imitazione.
Scelto da Dio, Giuseppe, ad assere il custode (biex jehodlu kura) del
suo Figlio unigenito Gesu', autore ogni perfezione e di ogni santita' -
scelto ad essere lo sposo della Regina delle Vergini, della Regina degli
Angeli, della Regina del Cielo, lascio a voi ad immaginare con quale
giglio di purita' fosse Egli ornato. Ecco dunque, in primo luogo,
di quale virtu' dobbiamo noi tenerci ornati per poterci chiamare sinceri
devoti di questo gran Santo.
Lo Spirito Santo nel Vangelo ci da l'elogio compendioso (tifkira) di
lui, ma perfettissimo al chiamarlo "giusto" "Joseph autem cum esset
justus". Ora la vita del giusto, ce lo dice S.Giacomo, e' una vita
di fede "justus ex fide vivit" e noi sappiamo dalla storia della vita di
Giuseppe, benche' da noi conosciuta nella minima parte; che al lume
della fede egli dirigeva ogni suo operare, al lume della fede egli
dirigeva ogni suo operare, al lume della fede egli si assoggetto' sempre
ed in tutto alla volonta' di Dio che gli si manifestava ora con
apparizione angeliche, ora dalla legge degli uomini, ora dalle
obbligazione del propio stato. Si! illuminato dalla fede non
si curo' (ma kaac jikkonfondi) per nulla del perduto brano di David,
ond'era l'erede e penso' solo al regno celeste della stessa propostagli
- Ecco dunque un'altra preziosa virtu' che ad imitazione di Giuseppe
deve essere anche per noi la norma della nostra azione. Anche a
noi - Frat. dilett - la fede propone una vita futura; badiamo (nghokodu
attenti mela) quindi anche' noi a questa vita vera che ci aspetta, e
siamo pertanto anche noi noncuranti delle cose vane di questo nostro
breve esilio (turufnament) - che sosa sono gli agi delle ricchezze, cosa
sono le angustie della poverta' nella vita presente parafonate col bene
immense eterno, che ci aspetta nella vita futura?
Innalzato (mgholli) Giuseppe alla dignita' di sposo della Madre di Dio,
- onorato dall'ufficio di Capo della Sacra Famiglia, - intimo confidente
di Dio nel mistero dell'Incarnazione; - depositario dell'autorita' del
Padre Eterno sopra Gesu' Cristo: noi lo scorgiamo nella preghiera, nel
lavoro, nell'ubbidienza, nella rassegnazione practicare la piu' profonda
umilta'. Oh! con quanta facilita' ci paragoniamo (nitkiesu) al
nostro prossimo. Oh! quanto presto ci consideriamo superiori a
lui. Oh! quanto siamo pronti ad assecondare questa brutta passione
della superbia, la quale in Cielo e' stata la rovina di migliaia e
migliaia di angeli - Ah! imitiamo Giuseppe, cervhiamo di aver sempre di
noi una bassa stima, consideriamoci indegni dei divini benifici.
Siamo uniti! Amiamo il nostro prossimo, stiamo ben attenti che nei
nostri pensieri nelle nostre parole e nelle nostre azioni nulla vi sia
che possa addolorargli il cuore: anzi al contrario teniamoci sempre
pronti di soccorrerlo in tutte le sue necessita' - Ecco dunque, in
breve, per essere sinceramente devoti di Giuseppe dobbiamo amare quello
che egli ha amato, odiare quello che Egli ha odiato, e praticare quelle
virtu' che gli furono tanto care.
Ma chi mai? Vi sento dirmi, chi mai' possa raggiungere la
santita', la perfezione di Giuseppe ? Chi mai' puo' imitare le sue
eccelse virtu'? Chi di noi ha avuto la sua sorte? Egli per
ben trent'anni ha vissuto, ha conversato, ha trattato alla dimestica col
divin Verbo umanato esercitando verso di lui i diritti e gli uffici di
padre amorissimo. E per questa vita intima la sua purita', la sua
carita' la sua umilta' e tutte le altre virtu' messe a contatto per un
lungo tempo colle virtu' di Colui che e' l'autore di ogni perfezione per
necessita' dovevano arrivare un grado eccello di perfezione.
Ah! si fortunato Giuseppe! ma fortunati siamo anche noi F.D. - che
a preferenza di tanti altri popoli i quali tuttora si trovano
nell'oscurita del paganesimo e dell'idolatria, abbiamo il nostro Dio
cosi' vicino a noi in questa augusto sacramento dell'altare.
Fortunato Giuseppe! ma piu' felici ed avventuali siete voi, i quali
mediante la Santa Communione, no, non vi avviciniate soltanto a Gesu',
ma vi unite a lui cosi' stettamente, che e' impossibile immaginare una
piu' intima unione. Tanto che dopo la Comunione ognuno di voi
potra' dire con San Paolo "vivo ego iam non ego, vivit vero in me
Christo" - Io vivo ma non son io che vivo ma e' Cristo che vive in me.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, e' Gesu' che ce lo dice,
egli dimora in me ed io in lui: "in me manet et ego in illo".
Ora quando abbiamo un mezzo cosi' potente, quando possiamo procurare
un'unione cosi' intima con Gesu' chi di noi avra' il coraggio di dire di
non poter essere puro o casto, umile, amante del suo prossimo!
Ecco quindi se vogliamo essere sinceramente devoti di Giuseppe
coll'imitarlo nelle sue virtu' come desidera la Chiesa, nel proporcelo
in modo per tutto speciale, dichiarando d'intero precetto il suo giorno
non abbiamo da fare altro che usare di questo mezzo potene. Si!
comunicatevi, comunicatevi spesso, communicatevi ogni giorno, non son io
che ve lo dico, ve lo dice la specie del pane che voi vedete, e' il
desiderio di Gesu', della sua sposa la Chiesa, lo raccomanda il santo
pontifice Pio X. Comunicatevi, e la Comunione vi consevera` devoti
di San Giuseppe, il quale vi confortera` in questa vita coll` aiuto suo
valido, ed al brininare della stessa con una buana morte che vi aprira`
le porte della Gloria celeste. Cosi` sia.
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Detto alle giovanette dei varii
centri della Compagnie di Don Giorgio Preca raccolte nell'oratorio del
Sign. Angelo Cutajar a Casal Paula il 7 ottobre 1919.
Deus superbis resistit humilibus autem dat gratiam
(1 Petr.V .5)
Raccolti in questo piccolo e devoto oratorio, in questo luogo a voi
tanto caro a celebrare insieme la festa dell'Arcangelo San Michele la
mente nostra corre oggi lontana lontana nei tempi che furono a richiama
alla mente una guerra, una guerra inqueta ingente una guerra di cui
l'uguale giammai racconto' la storia venni pel numero dei combattenti
suoi pei numero la terribile ed immane sconfitta venni per la gloria
imminente della vittoria. La lotta e' avvenuta in cielo la
superbia congiuro' contro l'umilta', questa venne glorificata in eterno,
= quella condannata per sempre a tormenti che non avranno mai fine. -
Questa lotta -C.7 - che fa luogo ogni giorno, ogni istante,
Continuamente in cuor nostro e se vogliamo uscir vittoriosi altro non
abbiamo da fare che metterci sotto guida e la protezione dell'Archangelo
San Michele.
Orgoglio punito - umilta' ricompensata
Ed in verita' Lucifero, secondo quello che ci insegna S. Agostino, era
la creatura piu' perfetta uscita salle mani di Dio si nell'ordine della
natura che della grazia. Egli era percio l'oggetto della divina
predilezione:- come percio' avvenne che egli cadesse in disgrazia cosi
grande ed irreparabile? La Scritture ce la da' la ragione ed e' la
sua superbia. E' opinione infatti comune che gli angeli essendo
creati in grazia e giustizia Iddio volle che meritassero l'eterna
beatitudine coll'uso della loro liberta' : Ed in questi tempi il Singore
avrebbe mostrato loro i disegni della Sua Provvidenza e particolarmente
l'incarnazione del Verbo, che loro comando' di adorare nell'unione
ipostatica colla natura umana. Superbo (mimli, minfoh).
Lufifero per la sua superbia eccellinza e bellezze si sente offeso a
tale precetto e rinuncia di umiliarsi, gli sembra che se Iddio deve
unire intimamente ad alcuna delle sue creature, nessuno merita questo
onore quanto Lui. Ed ecco che come dice il profeta Ezechiele,
-Perche' si e' gonfiato della sua bellezza, questa stessa bellezza gli
ha fatta perdere la sua sapienza- "Elevatum est cor tuum in decore tuo;
perdidisti sapientiam tuam in decore tuo" - Aveva appena pronunziato il
"non serviam" che come un fulmine venne dalla divina giustizia piombayo
nel fuoco eterno. "Vidi satanam de collo tam quam fulgur
descendentem" Ecco la superbia punita "Deus superbis resistit."
"Humilibus autem dat gratiam" - Ed ecco che l'Archangelo S.Michele
s'arrabbio' (sibel) a quest offesa fatta al Signire "Quis ut Deus"?
Chi puo' paragonarsi con Dio? Chi puo' non obbedire quello che
egli comanda? E gli angeli buoni a suo esempio tutti insieme
ripetono, "Quis ut Deus" ed uniti e guidati da San Michele lottano,
combattone e vincono Lucifero la loro prova e' finita ed in premio il
Signore svela loro tutta la magnificenza della Sua perfezione- essi lo
vegono faccia a faccia - essi lo posseggono per tutta l'eternita'- Oh
che ricompense o che felicita' per tutti ma specilmente per il
condottoero di questa sarita milizia! Egli (S.Michele) a prefernza
di tutti gli altri angeli e' innalzato a Duce del popolo di Dio - e'
innalzato al grado di difensore della Chiesa -Egli e' protettore dei
Sacerdoti e dei loro cooperatori, con essi egli combattera' fino alla
consumazione dei secoli. A lui verranno dedicate chiese ed altari,
in suo onore saranno erette confraternita' e congregazioni - Nella
liturgia il suo nome viene collocato subito dopo quello della Regina
dell'universo .... Confiteor - beato Michaeli archangelo - Lui il suo
aiuto ordino che si invochi Leone XIII dopo tutte le messe dal Sacerdote
- E Pio Decimo concorre colla sua aggiunta a che tutti assi srano a
detta invocazione ed alla fine del mondo vinto l'Anticristo, ritornera'
trionfante in cielo insieme a tutti gli eletti! Ecco la grazia che
il signore ho concesso alla sua umilta' "Humilibus autem dat gratiam."
Come potremo noi cirtare il castigo dei superbi ed ottenere la
ricompensa degli umili? Non abbiamo da fare altro (7D) che
adottare, che fare nostro il grido di guerra dell'Archangelo San Michele
"Quis ut Deus?" e cosi' meritare la protezione di questo grande
aecangelo.
La vera umilta' ha per base e fondamento la cognizione di Dio e la
cognizione di se medesimo - mentre lo spirito della superbia vorrebbe
rinalzarci a gloria ad onore che non abbiamo ed e' percio' spirito di
menzogna - Percio' rispondiamogli con San Michele "Quis ut Deus"?
Chi sono ci cosa sono tutte le creature a paragone di Dio? Sono
tentato di aduarmi di lamentarmi Quis ut Deus? E' giusto Dio
faccia la mia volonta' o che io faccia la sua? Se Egli e' il mio
Re non devo io ubbidirlo - se egli e mio Padre non devo io amarlo?
Se mi sento tirato dal mondo dai piaceri terreni? Quis ut Deus? a
chi possiamo noi dirigere la nostra mente e gli affetti del nostro
cuore, se non a Dio?
Ma S.Michele ci aiuta non soltante colle sue parole e coi suoi esempi ma
eziandio colla sua protezione - Egli presenta a Dio le nostre preghiere
ed i nostri sacrifici, le nostre opere buone. "Stetit angelus
juxra aram templi habens thuribulum aureum in manu sua".
Egli ci protegge in morte "Arcangelo Michael constitui te principem
super omens animas suscipiendas."
Egli riceve le nostre anime e le introduce in cielo, "Signifer Sanctus
Michael repraesentit eas in lucem sanctam."
Onoriamo S.Michele, invochiamolo spesso perche' e egli ci aiuta
reintezzala nostra suberbia, egli ci aiuta a praticare l'umilta',
liberandoci cosi' dalla pena della prima e facendoci meritare il premio
della seconda "Deus superbis resistit humilibus autem dat gratiam.
Sant'Agata
(bejn wiehed u iehor fin-1917)
Perche' la voce del Partone di questa Diocesi dell'amato nostro Vescovo
ci ha qui' convocato; in questo tempio devoto santuario della Vergine e
Martire della cara nostra protettrice Sant'Agata?
Perche' ci troviamo noi (oggi) questa qua' prartrati ai piedi del trono
angusto si Nostro Signore Gesu' Cristo ? presente o nascosto in
quest' Ostia? Perche' mai?
La ragione la troveremo se noi diamo uno sguardo sul mondo, sull'Europa
intorno a noi stessi. O che spettacolo orribile ci si presenta.
Una guerra la piu' terribile crudile immane (tal-biza - qalila) che da
quasi quattro anni tormenta, sconvolge (tqalleb ta' taht fuq) popoli e
nazioni. Si! popoli interi cacciati via dalla loro amata
terra.
Un fiume di sangue traversa l'Europa da mare a mare. Per ogni
dolori, ferite, mutilati (morte, lutto, fame - Ed a questo spettacolo
chi di noi si empia di timore? Chi di noi non si commuove (ihoss
kalbu tinafas).
E qui' in questa nostra piccola isola per quanto dobbiamo ammettere che
Iddio ci ha finora mostrato una misericordia, un' amore tutto speciale.
Oh Malta, quanto soffre, quanto soffre, essa soffre nei suoi figli
caduti (morti) sul campo di battaglia ossia in fondo al mare, essa
soffre nei suoi figli trovarsi nel pericolo degli assalti nemici, ossia
in fondo ad un letto negli ospedali. Essa soffre in tante famiglie
gettate nel cordoglio (hem) del lutto - Essa soffre nel suo popolo che
si dibatte (imhabbat) si dilania (imedeiak) da tante privazione in cui
si trova (min tant nuqqas li jinsab fih).
Ora fid-duikka, fil hem, fil-guai tassia presenti (li ninsabe fih) che
cos'e che dobbiamo fare chi ci dobbiamo ravvolgere?
Era l'anno
1551 e l'isola nostra circondata dall'armata turchese era in preda del
timore che porta con se la guerra. I Maltesi di allora messa sul
baluardo la statua di S.Agata e dinanzi alla stessa venne celebrato il
Santo sacrificio della Messa; e tutti uniti al Sacerdote offrirono a Dio
Gesu' quale vittima espiatrice dei loro peccati ed i nemici immantinente
abbandonarono le nostre sponde ed il sorriso della pace e di
tranquillita' tornarono ad apparire sul viso di tutt.
Frat. Dil - Noi
abbiamo qui' la stessa statua dirranzi alla quale si inginocchiarono i
nostri padri centinaia di anni addietro - e quello stess Gesu' che
quella volta venne offerto a Dio e che ha interceduto pei nostri
antenati egli e' qui' presente pronto ad inercedere anche per noi.
Preghiamolo dunque come hanno fatto i nostri antecessori.
Si! Come le folle della Palestina gli portarano i loro infermi e
gli chiedevano la loro guarigione ed egli amorosamente guariva tutti,
gli presentiamo il nostro paese, gli presentiamo l'Europa, il mondo e
con viva fiducia a voler presto versare su tutti il balsamo della sua
misericordia.
Ricordiamoci che ogni giorno di guerra costa la vita di migliaia di
giovani - la rovina di tante famiglie, le sofferenza di tanti ferite.
Oh! Gesu'! abbiate di noi pieta' - Voi avete e' vero troppo ragione per
non guardarci e di lasciarci fil-jasar tal-hazen in preda della morte
nostra iniquita' - Ma dopo tutto ricordatevi che voi siete il nostro
creatore il nostro salvatore - e noi siamo tue creature - noi siamo
anime rendente col vostro sangue preziosissimo - Ah! fermate! fermate! i
vostri flagelli - non guardate alle nostre colpe ricordatevi che siamo
tuoi!
Le piu' belle citta' son divenute deserte (abbandunati) le nazione piu'
prospere e floride sono annegate nel sangue dei loro figli - le donne
rimaste nelle case non trovano lacrime per piangere i loro mariti, loro
figli.
O Gesu' non vogliate restare insensibile a tante miserie. Non ci
vogliate flagellare quanto meritiamo misericordia. Vi
supplichiamo! Hniena! Hniena! Hniena!
18 Ottobre
In occasione del VII centenario
dell'Istituzione del 3
Ordine francescano
"Vivo autem jam non ego, vivit vero in me
Christus" Gal II: 26 (must be 20)
Queste parole di San Paolo riassumono in se tutta la storia dell'anima
di Francesco d'Assisi. Egli infatti che aveva da Dio la missione
di riformare in Cristo la societa', doveva anzitutto riempire se stesso
di questa vita divina tanto che egli piu' degli altri poteva con verita'
ripetere le parole di San Paolo "vivit vero in me Christus."
VITA DELL'ANIMA DI FRANCESCO
Dalla visione di Spoleto a quella del monte Alvernia noi non iscorgiamo
altro nell'anima di Francesco, che un lavoro continuo, un lavoro
finissimo incominciato e perfezionato sulle basi sode della dottrina
evangelica.
1. Un giorno dopo un banchetto che
egli ebbe coi suoi compagni, provo' intensamente un disgusto pel mondo e
per le sue pompe ed incomincio' a disprezzare se stesso.
2. Un altro giorno ode le parole
"Beati i poveri..." ed egli sta un giorno intero a mendicare
coperto di cenci, per conoscere meglio le condizioni del povero.
3. Un altro giorno il Crocifisso di
San Damiano gli dice, "Francesco la mia casa crolla," ed egli torna a
casa vende molte pezze di pregievole stoffa e ne usa del denaro per
restaurare il sacro edificio.
4. Un'altra volta Dio gli dice
"Disprezza tutto cio' che hai amato, ama cio' che hai disprezzato" ed
egli copse di baci le poaghe di un lebbroso.
5. Pier Bernardone per castigare la
generosita' la prodigalita' del figlio lo minaccia di interdirlo e
disereditarlo. E Francesco dinanzi al Vescovo si spoglio' di tutti
gli abiti li depose ai piedi di lui ed esclamo' "Uditemi tutti.
Sino ad oggi chiamai' Pietri Bernardone mio padre; ma ora gli rendo
tutto cio' che ho di lui. Da qui' innanzi con maggiore
liberta' posso dire: Padre nostro che sei nei cieli." - Egli
accetta in elemosina un vecchio mantello vi disegna su una croce e
parte. Da quel momento la vita di Cristo si e' radicata in lui
solidamente poiche' egli si e vuotato si e' spogliato di se stesso, e
rimase sempre contento di poter seguire nella poverta' e nella
sofferenza, il Salvatore povero e crocifisso.
6. Tanto che Gesu' Cristo volle
improntare in lui persino il suggello esteriore della sua vita
crocifisse. Nella solitudine dell'Alvernia un di', mentre
Francesco rapito nella contemplazione dei dolori del Cristo provava tale
eccesso di amore da sentirsi trasformato in Lui (S.Bonaventura), gli
apparve un serafino in forma di crocifisso e sulle mani, sin piedi e sul
costato lascio' le stimmate delle piaghe di Lui.
PRIMO ORDINE
La vita di Gesu' Cristo in Francesco, non rimase no inoperosa, ma doveva
dare i suoi frutti ed in verita' nessuna desse della societa' si
soltrasse alla sua benifica azione. Egli legge in S.Matteo le
parole di Gesu' Cristo "Andate e predicate" - Avverro' a prendere alla
lettura le parole del Vangelo. Imitatore perfetto della vita di
Cristo getto' via il bastone, il sacco, la borsa ed i calzoni e si diede
a predicare la parola di Dio; e mentre con zelo invitava la gente
all'esercizio della semplicita', dell'umilta', e del sacrificio tosto
gli si aggrupparono intorno i primi discepoli. Insieme a loro
prende la via di Roma oltiene da Papa Innocenzio III l'approvazione
della sua regola e li mando' per tutto mondo a predicare l'abnegazione
(ic-ciehda) e l'amore. Ecco l'istituzione del I Ordine di San
Francesco.
SECONDO ORDINE
Qui' pero' non doveva fermarsi l'opera di Francesco. Anche la
donna doveva sentire l'influsso dello spirito francescano. Ed ecco
che Chiara Scifi giovanetta sedicenne, nobile, ricca, avvenente,
persuasa della vanita' delle cose di questo mondo, desiderosa di far
vivere perfettamente in se G.C. precipito' nella via indicata da
Francesco. Da lui riceve l'abito della penitenza, fa professione
di vita religiosa per vivere nella poverta' nel lavoro e nella
preghiera. L'esempio di Chiara viene seguito da una vera
moltitudine di donne ed ecco istitiuto il II ordine francescano
conosciuto da Chiara col nome di Clarisse.
TERZO ORDINE
La parola evangelica di Francesco entusiasmava (issahhar) tutti e molti
avrebbero voluto seguirlo, ma Francesco perche' non poteva accettare
tutti in convento, perche' non poteva chiudere tutti nei monasteri, per
aiutare tutti a vivere di Gesu' Cristo escogito' l'istituzione del III
Ordine e per mezzo della sua regola, rese facile l'imitazione di Gesu'
Cristo, a tutti i secolari uomini e donne dirigendoli tutti senza essere
costretti da voti religiosi a quella semplicita' di costumi a quello
spirito di penitenza che deve animare ogni seguace di Gesu' C.
E ne qui doveva fermarsi l'opera di Francesco ma simile alla fionda
d'edera che messa ai piedi d'un muro s'arrampica, s'estende, cresce e
copre ed in quest'epoca da dei fiori piccoli bianchi ed odorosi, cosi'
dall'opera istituita pei secolari ne venne fuori anche dei fiori
bianche, l'opera dei terziani delle terziarie francescane regolari, che
intorno a se in tutto il mondo raccolgono migliaia di ragazze (tfajliet)
allo scopo di dare loro quell'impronta che il mondo non sa dare
l'impronta con se posta la vita in Gesu' Cristo.
Ecco percio' terziari terziarie Francescani ora regolari e secolari ecco
la vostra nobile divina missone di far vivere in voi Gesu' Cristo, di
far vivere Gesu' negli altri, nelle vostre familige nei vostri figli nei
vostri fratelli nei vostri protetti dare a tutti l'impronta della vita
di G.C. che e' tutta amore e carita'.
Fuori la superbia, fuori le inimicizia, fuori l'invida, fuori le contese
e luogo venga dato anzi l'opera vostra alla carita' ed all'amore.
E' vero che voi disponete come il 1 ordine della facolta' e del dono
della parola, e vero che voi non disponete dell'amministrazione dei
sacramenti, e' vero che le vostre occupazioni non vi permettono di stare
le lunghe ora nell'orazione mentale e vocalem e' vero che a voi non dato
di macerare il vostro corpo con catinelle e cilia ma voi tutti disponete
di un mezzo molto efficace per stampare in tutti la vera effigie di
Gesu' Cristo per far viva in tutti di Gesu' Cristo.
E questo mezzo non ve lo addito io; questo mezzo ve lo indica il
libretto che voi avete nelle vostre mani, il libretto del programma di
queste belle feste centinarie. Voi gia' mi capite il mezzo e la
DEVOZIONE' verso Gesu' Cristo presente nell'Eucaristia. Leggete
osservate le feste incominciarono colla celebrazione e coll'assistenze
al Santo Sacrificio della Messa, leggete, osservate le feste centinarie
colle comunioni generali, benedizioni sacramentali, leggete e troverete
che le feste termineranno con una solenne processione Eucaristica.
E quel programma non venne dettato dalla fantasia di un individuo o di
un Comitato ma esso viene inspirato dalla stessa vostra regola, voi
infatti ben sapete che uno degli atricoli della regola impone a tutti
gli ascritti al terz'ordine di ascoltare giornalmente la Santa Messa.
Un altro articolo considera una mancanza nel terziario che lascia passar
molti giorni senza accostarsi alla Santa Messa.
E quella regola, F.D, vi venne consegnata da chi passava le notti
intiere presso al tabernacolo tanto in dolci colloqui col suo diletto, e
le ore gli passavano uniti e intieri ed a malincuore se ne staccava
all'alba. E quando veniva ridriesto che facesse per tutto quel
tempo innanzi a Gesu' Sacramentale rispondeva con semplicita' 1 REG.
ADORO - AMO. Se si saturava durante la notte da questa fonte
divina di quella carita' di Dio di quella carita' del prossimo che poi
durante il giorno spandeva su tutto e su tutti al pari dei raggi solari.
Ecco percio' come San Francesco fece vivere Gesu' Cristo in se ecco,
come lo fece rivivere meglio altri per mezzo di una tenera devozione per
mezzo di una tenera devozione verso Gesu' Cristo. Teniamo anche
noi cara questa devozione essa ci assicura di poter dire di noi nel
presentarci. Al giudice divino San Paolo in unione al Padre nostro
Framcesco "Vicit vero in me tus."
Centenario del Terz' Ordine
Chiesa di F.M. Valletta
"Vivo autem jam non ego, vivit vero
in me Christus". Gal II 26
Queste parole di San Paolo riassumono in se la storia dell'anima di
Francesco d'Assisi. Esse esprimono la vita dell'uomo trasformato
per mezzo della grazia secondo l'ideale divino trasformato in un altro
Gesu' Cristo. Percio' le parole di San Paolo appariscono piu' vere
la dove la vita dell'esemplare divino e piu' perfettamente imitata.
Appariscono vere nella vita dei santi, ma verissime F.D. appariscono
nella vita del gran Santo, il poverello d'Assisi. Ah si egli aveva
la missione di riformare in Cristo, di far vivere Cristo in mezzo alla
societa' umana, doveva riempire se stesso di questa vita divina.
Ed egli piu' di altri poteva con verita' ripitere le parole di San Paolo
"vivit vero in me Christus".
Dalla visione di Spoleto a quella del Monte Alvernia infatti, noi non
scorgiamo altro che un lavoro continuo della grazia di Dio, un lavoro
finissimo incominciato e perfezionato sulle basi sode della dottrina
Evangelica I- Il primo senso era un non so che, che allontanava dal
mondo e dalle sue pompe. II Un altro giorno ode le parole "Beati i
poveri ..." ed egli sta un giorno intiero a mendicare coperto di
cenci per conoscere meglio le condizioni del povero.
III Un altro giorno il crocifisso di
San Damiano gli dice "Francesco la mia casa crolla". Ed egli rifa'
quella chiesa.
IV Un altra volta Dio gli dice
"Disprezza tutto cio' che hai amato, ama cio' che hai disprezzato" ed
egli copre di baci le piaghe di un lebbroso.
V Pier Bernardone vuol farlo
interdire ed egli si spoglia delle vesti restituendili a suo padre.
Poi accetta in elemosina un vecchio mantello, vi designa su una croce e
parte. Da quel momento la vita di Cristo si e' radicata in lui
solidamente poiche' egli si e' vuotato completamente di se stesso.
La vita di Gesu' doveva dare in Francesco i suoi frutti, essa no non
rimase inoperosa e nessuna classe della societa' si soltraeva alla sua
attrazione. Egli legge in S.Matteo le parole di Gesu' Cristo
"Andate e predicate, specchio fedele della vita di Gesu' Cristo, getto'
via il bastone, il sacco, la borsa ed i calzari e si diede a predicare.
Undici discepoli immantinente gli si unirono, Chiara degli Scifi,
giovanetta sedicenne nobile, ricca avvenente abbandono' il mondo e segue
Francesco in poche' parole, come un torrente che abbia volto le dighe
cosi' le anime stanche dal mondo e disprezzanti le sue fallaci massime e
pompe seguivano Francesco abbracciavano la sua Idea.
Ma ecco che Francesco s'accorge che per vivere tutti assolutamente tutti
della vita di Gesu' Cristo bisognava scendere al basso, bisognava
entrare entro le viscere della societa' instaurarla nelle sue basi,
bisogna far avere Gesu' Cristo entro la famiglia inde l'erezione, onde
l'istituzione del "terz' ordine di San Francesco", Egli cosi' estendeva
ai laici d'ambo i sensi di ogni condizione di ogni classe ad abbracciare
l'idea Francescana che in sostanza non e' che l'idea divina, non e' che
la dottrina di Gesu' Cristo odio al mondo amore di Dio. Amore
reciproco.
Ecco percio' terziarii Francescani che qui' vi trovate ecco la vostra
nobile la vostra divina missione di far rivivere in mezzo alle vostre
famiglie la vita di Gesu' Cristo che e' tutta amore, tutta carita', -
Fuori la superbia, fuori le immiazie, fuori l'invidia, fuori le contese
ma il luogo venga dato alla carita' all'amore.
Oh ! adesso come ci troviamo intorno a Gesu' aspettando la sua
benedizione ecco che qui' abbiamo il mezzo piu' efficace per far vivere
Gesu' in noi, nei nostri dipendenti, nelle nostre familglie, in tutta la
societa'. Non tutti possiamo predicare, ma tutti possiamo
assidersi nelle cattedre di alte dottrine ma noi tutti possiamo
avvicinare le anime del nostro prossimo a Gesu' presente
nell'Eucaristia, con visite, messe, comunioni, e cosi' avremmo adempiuto
la nostra missione, F. volte secolare avremo concorso anche noi a far
vivere la societa' della vita di Gesu' Cristo.-
Che tutti vivano della vita di Gesu' Cristo, non e' un idea suggerita da
esaltazione mistica, ma e' il senso vero della vita cristiana. Se
nei santo raggiunse altezze sublimi essa non cessa di essere la
condizione indispensabile alla salvezza.
Ricordatevi che la tessera per l'ingresso nel cielo non puo' portare
altro molto finche' quello che caratterizza la vita del poverello di
Assisi " Vivit in me Christus".
E' veramente un santo pensiero di commemorare questo settimo centinario
del transito glorioso di San Francesco con un trido solenne di
Communioni Generali. - Ed in questo momento solenne quando tutti ci
troviamo attorno alla mensa eucaristica a compiere quest'atto di amore
non possiamo fare omaggio piu' bello (att ta' kima) alla grande sublime,
immensa figura di San Francesco d'Assisi si non col fermarci con poche
riflessi su cio' che forma l'essenza della santita' vale a dire l'amore
verso Dio. - La vita infatti di ogni santo non e' che una pagina
nuova nella storia dell'amore verso Dio - e la pagina che ci lasciato
scritta San Francesco e' veramente scritta a caratteri d'oro. -
Il primo segno dell'amore e' quello di tenere presente l'essere amato
alla mente di chi ama. E San Francesco gli riesce di vedere Dio
dapertutto ed in tutti gli esseri creati, ed e' percio' egli tutti li
chiama suoi fratelli perche tutti lo aiutavano a contemplare Dio, il
centro del suo amore. - Scorge gli uccelli nell'aria, li ode e si sente
tirato a fare loro compagnia per lodare Dio - scorge gli agnelli e si
ricorda di Gesu' che innocente si sacrifica pei pescatori - Tocca
l'acqua e si ricorda di Gesu' che si servi della stessa per mondare le
anime (isaffi) col battesimo. - guardava ai fiori dei campi ed
eccolo preso a contemplare (mehud biex jiccontempla) il fiore diverso
che germoglio' (li hareg) dalla verga di Jesse e colla sua fragranza
riempi' il mondo se si incontra con un povero, un zoppo, un ammalato, un
lebbroso, in loro scorgiva la persona di Gesu' Cristo ed eccolo preso
dall'amore ad abbracciarli, consolarli, ed insieme con loro a lodare
Dio.
Un altro segno dell'amore e' il bisogno che uno sente di imirare la
persona che ama. E Francesco fisso il suo sguardo sul Figluiolo di
Dio fattosi uomo per essere modello degli uomini; lo vede nascere povero
dentro ad una grotta tra gli animali e subito (f'hein bla wakt) rinuncia
a tutti i beni della terra, per vivere nella piu' stretta miseria e
poverta'.
Uno non puo' dare prova piu' grande del suo amore quando si presta a
dare la propria vita per colui che egli ama. Ed ecco Francesco,
acceso d'amore verso Dio, verso il suo Figlio unigenito Gesu' Cristo non
esita un momento, lascia l'italia attraversa il mediterraneo ed airdo
del martitio per Iddio si presenta al successore di Saladino. Ma
Iddio richiedeva altre prove dell'amore suo.
Un giorno si mette a meditare il
Pater Noster e lo colpi scono le prime sue parole, "Icun imkaddes ismek.
tigi saltnatek" Si accende d'amore per Gesu' si riepie di zelo per
estendere il suo regno nel mondo e subito si mette a cercare dei
compagni ad aiutarlo nell'opera egli prima trova tre ed indi altri
quattro, e senza aspettare altri si dividono in quattro e due partirono
per le quattro parti del mondo. Andiamo, annunziamo la pace
di Gesu' e guidiamo i trairati all'oirle.
Ma l'amore verso Dio trova ancora da operare e quando il Cavaliere
Orlando gli fece dono del romitaggio di Alverno allora quel luogo
divenne per Francesco il paradiso terrestre, e colle piage nelle mani,
nei piedi e nel costato, tra le sofferenze piu' grandi, si struggeva
(kien jicconsuma) sempre piu' nell'amore del suo Gesu'.
Arrivato in un grado cosi' alto dell'amore di Dio su questa terra non
gli restava da raggungere che l'amore beatifico ed eccoci arrivare
nell'ultima scena dell'amore si Fco verso Dio - erano passati due anni
del miracolo delle stimmate Francesco in Santa Maria degli Angeli
sdraiato sulla nuda terra, tra il canto dei servi discepoli in un estasi
d'amore chiudeva gli occhi su questa terra per aprirli per sempre alla
vista beatifica di S.Fco d'Assisi per sempre alla vita beatifica di Dio.
F.D. anche voi stamani vi trovate pronti a gare l'atto di amore a Gesu'
alla vostra Communione. Ma prima di cio' fare avviciniamo il
nostro cuore a quello di Fco. lo troviamo sempre crescente fino la
morte, e in noi basto' fu l'do, delle pompe, del demonio,
4 Ott 1927
Chiusura dell'Anno Francescano.
Messa con Comunione Generale - alla
quale assistono le alunne di tutti gli Istituti Francescani dell'Isola.
- Canto delle ragazze dell'Istituto Fra Diego.
Charitas nunquam excidit
I Cor 13
Didanzi alla nostra mente. Dinanzi ai nostri occhi - Religiose
Devote, Care Giovanette, si presente un fatto stupendo un fatto
meraviglioso - sappiamo come il tempo passa veloce, e come con se
travolge la memoria di tanti uomini e di intiere generazioni. - Eppure
noi qui ci troviamo raccolti, attorno a questa mensa degli angeli, a
commemorare il transito glorioso di San Francesco d'Assisi a commemorare
cioe' un fatto che ha avuto luogo (gara) nientemeno che 700 anni fa. -
Si ! Son passati 700 anni ! Eppure (u ma dana colllu) la figura di
Francesco invece di apparire alla nostra memoria in lontananza, piccola
a quasi offuscata (imtapna), essa ci appare stamani con lineamenti
chiari, - essa ci appare in forma gigantesca Come spiegare questo
fenomeno? La risposta e' unica e facile - Perche' Francesco colla
sua vita di mortificazione, di abenegazione mai l'uguale (liema bhala)
ha scritto una pagina d'oro nel libroo della storia dell'Amore verso Dio
et "Charitas numquam excidit."
Percio' stamani in questo momento cosi' sublime (in questo bel tempio
con tanto questo artistico parato) dove tutto aiuta l'anima nostra a
raccogliersi con riverenza (kima) attorno alla maestosa figura di
Francesco, vi invito a fare pochi riflessi su cio' che e' stato il
motivo della sua grandezza - l'amore - la Carita' - Charitas numquam
excidit."
Il primo segno dell'Amore e' quello di tenere presente l'essere aiutato
alla mente di chi ama. E San Francesco gli riesce di vedere Dio
dapertutto ed in tutti gli esseri creati, ed e' percio che egli tutti li
chiama suoi fratelli, perche' tutti lo aiutavano a contemplare Dio, il
centro del suo amore. Scorge gli uccelli nell'aria, li ode
cantare, e si sente campo gli Agnelli e si ricorda di Gesu' che
innicente si sacrifica pei peccatori. Tocca l'acqua e si ricorda
di Gesu' che si servi della stessa per mondare (isaffi) le anime col
Battesimo. - guaedava ai fiori di campi ed eccolo preso a contemplare
(mehud biex jiccontempla il fiore divino che germoglio (li hareg) dalla
verga di Jesse e colla sua fragranza riempi' il mondo. - Se si
incontrava con un povero, uno zuppo, un ammalato, un lebbroso in loro
scorgeva la persona di Gesu' Cristo ed eccolo preso dall'amore li
abbracciava, li consolava, e con loro lodava Dio. "Charitas
numqauam exicidit"
Un altro segno dell'amore e' il bisogno che uno sente di imitare le
persona che ama. E' Francesco fisso il suo sguardo sul Figliuolo
di Dio fattosi uomo per essere modello degli uomini lo vede lo vede
nascere povero dentro ad una grotta tra gli animali e subito (u f'hein
bla uakt) rinunzia a tutti i beni della terra, per vivere sulla piu'
stretta miseria e poverta' - "Charitas numquam excidit"
Uno non puo dare "prova piu' grande del suo amore che quando si presta a
dare la propia vita per colui che ama. Ed ecco Francesco, acceso
d'amore verso Dio, verso il suo Figlio Unigenito Gesu' Cristo, non esita
un momento, lascia l'Italia, attraversa il mediterraneo ed avido del
martirio per Iddio si presenta al successore si Saladino. Ma Iddio
richiedeva altre prove dell'amore suo. "Charitas numquam excidit"
Un giorno si mette a meditare il Pater Noster e lo colpiscono le prime
sue parole "Ikun imkaddes Ismek, tigi saltnatek!" Si accende di amore
per Gesu' si riempie di zelo per estendere il suo regno nel mondo e
subito si mette a cercare dei compagni ad aiutarlo nell'opera, egli
prima trova tre, ed indi altri quattro, e senza aspettare altri, si
dividono in quattro e due a due partirono per le quattro parti del
mondo.
PAX ET BONUM
Andiamo, annunciamo (inhabbru) la pace di Gesu' agli uomini e guidiamo i
traviati all'ovile (u indahlu fil merhla dawk li intilfu) et "Charitas
numquam excidit" ed oggi dopo settecento anni di questo primo atto di
amore se vogliamo il nostro sguardo sul campo delle missioni noi
troviamo i Figli di Francesco a migliaia in prima fila ad estendere il
regno di Dio.
Ma l'amore di Francesco verso Dio trova ancora da sperare e quando il
Cavaliere Orlando gli fece dono del Romitaggio di Alvernia, allora quel
divenne per Francesco il paradiso Terrestre, e colle piaghe nelle mani,
colle piaghe nei piedi e colla piaga nel custato tra le sofferenza
piu' grandi, si struggeva (kien ijcconsma) sempre piu' nel amore del suo
Gesu'.
Arrivato (Imuassal) Francesco in un grado cosi ' alto dell'amore di Dio
su questa terra non gli rimaneva che di raggiungere l'amore beatifico ed
eccoci arrivati nell'ultima scena dell'amore di Francesco verso Dio.
Su questa terra erano passato due anni dal miracolo delle stimmate e
Francesco in Santa Maria degli Angeli sdrajato sulla nuda terra, tra il
canto dei suoi discepoli in un estasi di amore chiudeva gli occhi su
questa terra per aprirli per sempre sulla vista beatifica di Dio, il suo
cuore si spegneva su questa terra per accendersi per sempre dell'Amore
di Dio in cielo dove "Charitas numquam excidit"
Anche voi stamani R.D.C.R ! - per solenizzare il settimo centenario del
transito del transito di Francesco, vi trovate pronti a comire un atto
di amore vero Gesu' Cristo per mezzo della vostra comunione. - Ma per
compirlo bene stamani, alzate la vostra mente ed il vostro cuore verso
questo serafino dell'Amore di Dio, San Francesco d'Assisi.
Ah! Si! insieme preghiamolo a voler oggi intercedere per noi perche' il
nostro amore verso Dio, il nostro amore verso il Figlio, lunigenito
Gesu', il nostro amore verso il prossimo, sia al pari suo un amore,
retto, un amore giusto, un amore fedele e sopratutto un amore
perseverante, che ci faccia arrivare in paradiso dove con San Francesco
e come San Francesco ameremo Iddio di un amore che non verra' mai meno,
"Charitas numquam excidit".
"Si quis vult post me venire,
abnegat semetipsum, tollat crecem suam, et sequatur me."
S Matt.XVI.24.
Tante volte queste parole risuonarono' alle nostre orecchie, ma ditemi
un poco le abbiamo noi messe in pratica?
Orbene dunque prendiamo occasione dall'odierna festivita' per
incoraggirci alla sequele dell'amatissimo nostro Gesu'.
Gesu' non si accontento' di averei dato egli stesso l'esempio, ma di
quando in quando, ci mando' dei campioni degli eroi come per rinfrescare
la memoria della sua vita mortale, come per infondere nelle anime dei
Fedeli nuova forza onde possano seguirli nella via delle croce.
E tra' questi campioni, e tra questi eroi vicino dei santi forse.
F.D. abbia meglio eseguito il precetto di Gesu' Cristo che il Santo di
cui oggi abbiamo celebrato la festa. Meglio dire San Francesco
d'Assisi. Si egli e' un miracolo (ghageb) di penitenza, di
abnegazione, di amore ai patimenti.
Amore ai patimenti ! ---- Se dovessi parlare a gente che vuol godere di
questo mondo sono certo che stasera mi volgerbbero le spalle, come si
suppone che abbia fatto quel lesse essere perfetti dovesse andare a
vendere i suoi averi e darli ai poveri. Ma io parlo a voi ch
l'avete scelto a vostro patrono, a voi che vi gloriate di essere suoi
devoti ed e' perche' che non va' data di caso se io brevemente vi
parlero', dalla poverta di San Francesco della sua umilta' della sua
mortificazione.
- poverta che arricchisce
- umilta' che glorifica
- mortificazione che beatifica.
VII Centinario
St Antonio di Padova
St.M. di Gesu' Valletta
-------o-------
"Veggo il mio Signore Gesu' Cristo"
"Veggo il mio Signore Gesu' Cristo"
Ultime parole di Sant'Antonio.
Come ci troviamo intorno a quest'altre, entro questa bella chiesa,
degnamente parata (inzeina) per celebrare quest'occorrenza centeneria,
colla nostra mente andiamo indietro nella storia per il lasso (ghat-tul)
di settecento anni, e la' nella citta' fortunata di Padova nella
solitudine di un'umile cella, di uno dei primi conventi francescani, un
religioso, giovane ancora, non ha che 38 anni, colla dolcezza della pace
sul suo volto agonizzante, col sorriso angelico sulle sue labbre (f'hom)
lo sentiamo dire, mentre passa dal tempo all'eternita', nell'estasi piu'
dolce "Veggo il mio Signore Gesu' Cristo."
In principio si quest anno centenario gia ci siamo qua' incontrati a
celebrare questo 7mo centenario della morte furiosa di Antonio di
Padova, ma questa volta insieme al centenario della morte celebriamo
anche il 7 centenario della sua canonizzazione, perche', tanti furono e
cosi grandi furono i miracoli operati sulla tomba di Antonio, che
entro il primo anno dalla sua gloriosa morte, la Chiesa, che tanto le e'
a cuore la pratica della virtu' nei suoi figli, gli ha dato gli onori
dell'altare.
E con ragione, - perche se estasi di amore e' stato l'ultimo respiro di
Antonio, senza timore di esagerare possiamo dire che estasi continua di
amore e' stata tutta la sua vita.
Estasi d'amore e' stata la sua infanzia (tfulia); l'infanza di
Ferdinando perche' questo era il suo nome di Battesimo. Come il
fiore infatti, insin dai primi albori, volge la sua faccia al sole e
dallo stesso non sa staccarsi cosi' era di Ferdinando al sole e dallo
stesso non sa staccarsi cosi' era di Ferdinando non appena l'idea di Dio
apparve sull'orizzonte della sua mente, essa assorbi' le potenze
dell'anima di Ferdinando, e la sua mente non poteva albergare altri
pensieri se non di Dio, la sua legge, ed il suo cuore non poteva capire
altri sentimenti se non quelli dell'amor di Dio. Ed e' percio' che
le tradizioni gloriosi militari della sua famiglia a nulla valsero, ad
attirarlo a se colla loro glorie ed i suoi genitori ammiravano in Lui
l'amore al raccogliemento, all'ubbidienza ed allo studio. - La gente di
Lisbona lo vedeva incedere per li vie colla modestia angelica ora andato
all sculoa dei canonici si Sta Maria ed ora visitando le chiesi di
quella citta'. - Tutti si meraivigliavano della devozione dell'innocenza
sua, tanto che come Giovanni Battista cosi' anche per Antonio tra di
loro dicevano, "quis putas iste puer erit?" Che sara mai di questo
fanciullo (xsejjer ikun katt min dana it-tfajjel).
Estasi d'amore e' stata non meno la giovinezza di Antonio di Padova ed a
15 anni noi lo troviamo ormato colla ferma risoluzione (b'fehma soda) di
abbandonare qualsiasi speranza, qualsiasi cosa' gli potea offrire il
mondo; di sperarci (li jinfired) dai suoi cari genitori, perche' con
maggior fervore potessi darsi all'amore di Dio nella solitudine del
chiostro - Era inutile che i suoi genitori colle lacrime agli occhi lo
scongiurassero a non volerli abbandonare, forte era il suo amore verso i
suoi cari genitori, ma vinse in Antonio, ma trionfo' in Antonio l'amore
piu' forte di cui il cuor suo era acceso verso Dio - E cosi' venne
accettato fra i Canonici Regolari, rinomati in Lisbona per la loro
santita': e tra di Dio qual serafino d'amore di Dio risplendeva (kien
jiddi) qual astro fulgidissimo (l'aktar imdaula).
Estasi d'amore e' stata la sua entrata tra le file, gia numerose, del
poverello Francesco d'Assisi. L'amore di Dio non se fermarsi e
cresca. Ognor di piu'; e cosi' succedeva nell'anima di Antonio.
Un giorno con grande pompa e solennita', con grande concorso di popolo e
di autorita' venne deposito in mezzo alla chiesa di canonici regolari,
dove trovavasi Antonio, un grande cassa d'argento che aveva entro di se'
le ossa sante di cinque francescani i quali nel Marocco, per la Fede di
Cristo per l'amore di Cristo avevano subito il martirio. Per tale
occorenza tutta la citta' di Coimbra esulto', ma la goia (ferh) maggiore
era quella del giovane Antonio.
Egli non poteva separarci da quelle sante relique, e dinanzi ad esse
pregava e col vivo desiderio di dare anche egli la vita per l'amore di
Gesu', in breve tempo colla viva brama del martirio si trovo indossato
la tunica francescana.
Ma se estasi di amore e' stato il suo ingresso tra i Francescani, estasi
di amore e' stato il suo apostolato. Egli non ebbe la fortuna di
essere invitato nell'Africa per cui estinguere la sua brama di dare la
propia vita per amore di Gesu'. La Provvidenza ben altro disponeva
di lui, ed inviato dalla ubbidienza a predicare in Francia tra gli
Albegesi, Italia tra i Guelfi ed i Ghibellini, la sua parola ovunque e
sempre significativa (is-sarraf) lume fra tutti e tutti rinunziavano
agli errori, tutti allontavano da se l' odio, e la vendetta e tutti e
sempre uscivano dalla predica di Antionio col cuore acceso d'amore di
Gesu' Cristo e per Gesu' Cristo.
Se estasi d'amore e' stato l'apostolato di Antonio, estasi d'amore non
meno furono anche le ore del suo riposo. Un giorno, una persona
nobile della citta' di Padova, accolse in casa sua questo povero, umile
e giovane frate francescano. Successe che durante la notte
passando dinanzi alla camera dove Padre Antonio era chiuso, tutto solo,
sente delle parole miste a sospiri (kliem imhallat ma tnigheid) subito
si avvicinava alla porta, prova di guardare dentro e cos'e' che vede con
grande sua meraviglia. Una luce giallognola (dawl safrani) ma viva
(kauui) piu' del sole a mezzo di. Padre Antonio per terra in
ginocchioni, colle mani aperte, gli occhi lucienti (ilekku) con un vivo
desiderio ( bi hrara kbira) - ed in alto scendendo lieve lievo per
l'aria (niezel hafif hafif mil'aria) appariva la figura di un pargolo
sorridente, dal proviniva quella luce che riempiva tutta la camera.
Il sospiri e le sommesse parole uscivano dalle labbra dia Padre Antionio
dolcemente si adagio' sulle sua braccia.
F.D. che scena di contento? (ferh) che scena di gioia? (hena) Ma
ravvivate e rafforzate la vostra fede! quel Bambino che contempliamo
ancora in quella stanza fortunata, questa mattina per la forza, da lui
stesso data, alla parola del sacerdote, senza abbandonare la gloria
dalla quale egli e' circonfuso (imdawwar u imdauual).
Perche' ci siamo stamani qua' raccolti F.D. in questa Chiesa?
perche' fare ci siamo radunati altrono a questo santo altare? Ci
troviamo qua', F.D., a dar principio all'anno giubilare di un'accorrenza
gloriosa non solo all'anno giubilare di un'accorrenza gloriosa non solo
all'ordine francescano ma a tutta la Chiesa ma possiamo anche dirlo a
tutto il mondo, perche' all'intercessione di Sant'Antonio ricorrono non
solo tutti fedeli ma ben anche coloro che trovarsi fuori del seno della
Chiesa - Piochi anni or sono ci stiamo qua' radunati a celebrare il VII
centenario del grande serafico patriarca Francesco, ed oggi ci raduna
qua' il VII centenario della morte gloriosa di uno dei suoi figli
primogeniti, il VII ventenario della morte di Sant'Antonio.
Quello che innanzi agli occhi di Dio ingrandisce e rende preziosa
l'anima dei santi e' senza dubbio la pratica della vitru'. Ora
quando prendiamo tra le nostre mani il libro della vita di questo santo
noi subito ci accorgiamo che la virtu', la regina delle altre virtu',
l'Umilta'.
Ancora giovane, infatti, adorno nella persona di una bellezza
sorprendente (illi isahhar), adorno nell'anima di una intelligenza non
comune, ricco di famiglia, il mondo gli correva dietro, il mondo lo
ricercava, il mondo gli sorrideva, il mondo lo amava. Ma il
giovane Ferdinando (perche' questo era il nome suo di battesimo)
riconosce che la grandezza del momdo non e' che vanita' risolve di
fuggirla e di abbandonarla, e troviamo che si nasconde agli occhi del
mondo prima tra i Canonici di Sant'Agostino e poi per mettersi al
sicuro, si nasconde sotto il sajo del poverello di Assisi, e si sente
piu' contento e felice a lavare i piatti dentro un convento, che
trionfare nelle sale delle corti dei suoi tempi.
Ma Iddio, "humilibus dat gratiam" si sulle anime umili getta con
abbondanza la sua grazia, e di Antonio religioso nascosto, religioso
umile ne fa un oratore celebre, un santo taumaturgo. Era l'anno
1222 ed alcuni religiosi di San Francesco e di San Domenico si trovavano
nella Cattedrale della citta' di Forli, per ricevere l'ordinazione
sacerdotale. Era uso allora in tale circostanza si tenesse un
discorso intorno a questa solenne funzione; in quel giorno pero' tutti i
predicatori avevano recusato. Ed ecco che il superiore di Antonio
mosso da una segreta ispirazione chiama a se il giovane religioso e gli
da l'incarico di tenere il discorso di cui abbiamo detto. A
principio pero' Antonio, persuaso della sua incapacita' resistette, ma
perche' il Superiore gli aveva fatti l'ubbidienza si sottomise, si
umilio, ed accetto. E per non dilungarsi arriva l'ora del semone
Antonio apre le labbra scioglie la lingua, ed amministra un predica con
grande meraviglia di tutti, che andavano dicendo che mai' aveva in tale
circostanza un sermone cosi' eloquente. Questo atto di umilta' era
il principio, il fondamento, dell'Apostolato, di Antonio e da allora
fino al termine della sua vita noi lo troviamo a predicare, in Spagna,
in Francia ed in Italia - Ovunque predicava il lavoro veniva sospeso
come nei giorni di festa, ed i giudici, gli avvocati, i negozianti, gli
operai, tutti abbandonavano il loro lavoro per poter andare a sentirlo -
alcuni si alzavano a mezzanotte per poter acquistare un posto vicino al
pulpito; ed Iddio contento per dir cosi' dell'umilta' di Antonio, non
mancava di versare la sua grazia sulle fatiche del suo piccolo apostolo,
"Deus humilibus dat gratiam", e la predicazione di Antonio spesso
confermava con miracoli - In giorno nella citta' di Rimini il popolo
rifiuto' di ascoltare. Voi tutti infatti conoscere o almeno avete
veduto dipinto il miracolo dei pesci avvenuto nella citta' di Rimini;
quella predica infatti, fatta ad un popolo che non lo voleva sentire,
acquisto' a Dio un numero grande di anime, perche' il popolo quando vide
i pesci, creature senza ragione rispettosi alla voce di Antonio
ubbidienti al suo invito si converti' in grande numero - Che dire
dell'ultimo quaresunale che Antonio tenne nella citta' di Padova, l'anno
1231, si radunavano in piazza a sentirlo 30,000 persone, e quando scende
dal pulpito tanta era la folla che gli si accalcava attorno che se non
era difeso passava il rischio di rimanere oppresso:
Era il 10 giugno dell'anno 1231 ed
Antonio dopo di aver ricevuto Gesu' nell'Eucaristia col volto contento,
col sorriso sulle labbra, mentre confessava di veder Iddio l'anima sua
volo' al cielo per ricevere il premio dell'umilta' sua, "Deus humilibus
dat gratiam."
Quello stesso Gesu' che accompagno' Antonio nella sua vita, quello
stesso Gesu' che accompagno' Antonio nel suo passaggio verso il paradiso
sta' qua' presente su questo altare. Qua' su quest'altare se ci
troviamo dinanzi ad un mistero di fede, "Mysterium fidei" se ci troviamo
dinanzi ad un mistero di amore; ci troviamo anche ad un mistero di
umilta'. Nella sua vita mortale era nascosta la sua divinita' ma
qui nel Sacramento dell'altare trovasi nascosta anche l'umanita'.
La natura umana assunta dalla natura divina le riusciva di nascondere
questa tanto quanto riesce ad una nuvoletta nasondere questa tanto
quanto riesce ad una nuvoletta nascondere il sole, cose viene da questo
illuminata, e da un lato o dall'altro i raggi non mancano di sfondarla.
Cosi' ancora succedeva alla natura divina nascosta sotto l'umanita'
assunta di Gesu' Cristo, dal suo sguardo imponente, dalla sua parola
affascinante, dalla sua divinita'. - Ma niente, niente, e la
divinita', e l'umanita' tutto nascosto sotto la forma comune di pane e
di vino, tutto silenzio, nessun segno di vita. Oh mistero
d'umiliazione! Oh umilta' profonda!
Ah! poveri noi se ci accostiamo a comunicarci coi sentimenti vari
questa misero mondo, coll'attacco alla stima, all'onore, alla gloria del
mondo. Ah ! chi sara' mai stamani che ci aiutera' di unire
al senso di fede, di amore anche quello di una profonda umilta'?
Sta Maria di Gesu' Valletta
VII centenario 13-VI-'31
"Deus humilibus dat gratiam".
Era il 13 giungo dell anno 1431 ed entro una cella di uno dei primi
conventi francescani fuori della citta' di Padova un giovane religioso
di 36 anni si trovava negli ultimi momenti della sua vita mortale.
Aveva gia ricevuto Gesu' nell' Eucarestia e col contento sul volto
agonizzante, col sorriso sulle sue labbre, mentre confessava di vedere
Iddio l'anima sua se ne volo al cielo, per ricevere il premio riserbato
a coloro che in vita si sposarono (is-siehbu) coll'umilta' "Deus
humilibus dat gratiam."
Si. Questo e' il fatto che ci ha stamani radunati in questa
chiesa, questo e' il punto storico degli Annali Francescani che ci ha
raccolto attorno questo santo altare - Or son pochi anni. Siamo
qua' radunati a celebrare il VII
centenario della morte del grande
serafico patriarca Francescano: ed oggi di nuovo ci raduna la solenne
occorrenzza del settimo centenario della morte preziosa e gloriosa di
uno dei suoi figli primogeniti - Sant'Antonio di Padova.
Non era ancora passato un anno della morte di Antonio e la Chiesa nella
persona di Papa Gregorio IX gia' lo dichiarava santo, gia gli dava
l'onore degli altari. Percio possiamo dire di celebrare oggi due
centinarii quello della morte e quello della Canonizzazione di Antonio -
Si ! noi solennizziamo un fatto glorioso non solo per l'ordine
francescano ma per tutta la Chiesa, ma, possiamo anche dire, per tutto
il mondo, perche' all'intercessione di Sant'Antonio ricorrono non solo i
fedeli ma ben' anche coloro che trovansi fuori del suo seno, "Deus
humilibus dat gratiam."
Quello che dinanzi agli occhi di Dio ingrandisce e rende prezioso
l'anima dei santi e senza dubbio la pratica della vitru'. Ora se
per poco prendiamo tra le nostre mani e sfogliamo il libro della vita di
questo santo noi subito ci accorgiamo che la virtu' prediletta di
Antonio fu la virtu' chiamata il fondamento di ogni altra virtu', la
regina delle altre virtu' l' Umilta' "Deus humilibus dat gratiam"
Ancora giovane infatti adomonella persona di una bellezza sorprendente
(li-is-sahhar), nell'anima di un intelletto non comune, membro di una
ricca famiglia, il mondo lo rincercava, il mondo gli correva dietro il
mondo gli sorrideva, il mondo lo amava'. Ma il giovane Ferdinando
(perche questa era il suo nome di battesimo) rinconosce che la grandezza
di tutte le cose di questo mondo non e' altro che vanita' e percio' in
sull istante risolve di fuggirla e di abbandonarla e percio in sull
istante risolve di fuggirla e di abbandonarla e percio lo troviamo
pronto a nascondersi tra le file dei Canonici regolari di Sant'Agostino,
e poco dopo per mettersi piu' al sicuro si nasconde sotto al sajo
(tonaca) del poverello di Assisi; e si sente piu' contento e felice a
lavare i piatti nella cucina del convento che a trionfare nelle sale
delle corti dei suoi tempi.
Ma "Deus humilibus dat gratiam" Iddio Si! versa in abbondanza la
sua grazia sulle anime umili e percio di Antonio religioso nascosto,
religioso umile, ne fa un predicatore celebre un santo taumaturgo.
Era l'anno 1222 ed alcuni religiosi di San Francesco e di San Domenico
si trovavano nella Cattedrale della citta' di Farli per ricevere
l'ordinazione Sacerdotale. Era uso allore che in tale circostanza
si tenesse un discorso intorno a questa solenne funzione, ma in quel
giorno tutti i predicatori avevano ricusato. Ed ecco che il
superiore Antonio mosso da divine segreta inspirazione, chiamava a se il
giovane religioso e lo incarcia di tenere il discorso che gli altri
avevano rifutato. In principio Antonio, persuaso della sua
incapacita' resistette, ma poi alle insistenza del Superiore Antonio, si
sottomise, ubbidi, si umilio ed accetto'. Ed eccoci all'ora del
sermone. Antonio apre le labbra, scioglie la loquela, ed
amministra una predica delle piu' eloquenti e piena di sapienza da recar
meraviglia a tutti gli astanti i quali andavano dicendo che in tale
circostanza mai avevano udito una predica cosi' bella - questo era
il principio dell'Apostolato fecondo e fruttifero di Antonio, e da
allora fino al termine della sua vita noi lo troviamo a predicare in
Spagna, in Francia ed in Italia. - Ovunque predicava il lavoro veniva
sospeso come nei giorni di festa; e leggiamo che i giudici, gli
avvocati, i negozianti, gli operai tutti lasciavano le loro occupazioni
per recarsi a sentirlo; ed alcuni si alzavano a mezzanotte per poter
acquistare un posto vicino al pulpito. - Ed Iddio sempre contento di
Antonio e della sua umilta' continua a versare su di lui la sua grazia
"Deus humilibus dat gratiam" e le predicazione di Antonio conferma colla
grazia dei miracoli. Chi di noi non conosce, o per averlo udito, o
per averlo letto e per averlo letto e per averlo veduto dipinto il
miracolo della predica ai pesci, avvenuto nella citta' di Rimini.
II popolo di quella citta', perche ' corrotto e malminato dai suoi vizi,
non volevano sentire la predica di Antonio, al vedere i pesci, creature
senza la ragione, cosi' rispettosi alla voce di Antonio, cosi'
ubbidienti al sua invito, in gran numero si converti. - Che dire poi
dell'ultimo quaresimale da S.Antonio nella citta' di Padova l'anno di
sua morte 1231 si radunavano a sentire in piazza 30,000 persone, e
quando scendeva dal pulpito tanto era la folla che gli si accalcava
attorno che ci non era difeso da uomini forti correva pericolo di restar
oppresso (imaffeg).
F.D. quello stesso Gesu' vero uomo e vero Dio, che accompagno' collo
spirito suo colla sua grazia Antonio durante il suo apostolato su questa
terra, quello stesso Gesu' che presente nell'ostia consagrata accompagno
Antonio dal letto di morte al paradiso, quello stesso Gesu' trovaci qua
su quest' altare e da qui ed altri pochi istanti ti verra ' a riposarsi
sui vostri petti.
Si! Qua su quest altare ci troviamo dinanzi ad un mistero di fede
non solo, ci troviamo dinanzi ad un misteri di amore non solo, ma ci
troviamo anche dinanzi ad un mistero di umilta'. Nella vita
mortale Gesu' nascosta la sua divinita', ma qua nel sacramento
dell'Altare trovaci nacosta anche la sua umanita'.
La natura umana riusciva nascondere la natura divina tanto quanto lo
riesce coprire gli splendori del sole una piccola novoletta; essa viene
dal sole illuminate e da un lato o dall'altro i raggi non mancano di
sfondarla. Cosi' anche succedeva alla natura divina nascosta sotto
l'umanita' assunta di Gesu' Cristo, dal suo sguardo imponente, dalla sua
parola affascinante (li issahhar) dalla sua azione maestosa e spesso
miracolosa, appariva la sua divinita'. Ma qua' niente, niente ne
la divina ne la forma dell'umanita, niente e tutto sotto la forma e
comune di pane e di vino - Niente - tutto silenzo nessun movimento,
nessun segno di vita. Oh! mistero di umiliazione! Oh!
Umilta' profonde.
Ah ! Poveri noi se ci accostiamo a comunicarci coi sentimenti vani
di questo misero mondo coll'alla stima, alla stima, alla gloria del
mondo. - E chi sara mai questa mattina che di fronte a Gesu'
Sacramentato ci aiutera' di unire al senso di fede e di amore anche
quello di una profonda umilta'.
S.Fco di Paola
Perche' ci sentiamo contenti?
Dio odia la superbia, ama l'umilta'.
San Fco pratico' questa virtu'.
Guardava all'Eucaristia e sorgava un
Dio annichilito e cercava di imitarlo.
Diffidente di se si nasconde in una
grotta e considerandosi come un gran peccatore si diede alla piu'
austera penitenza.
La Sua santita' avendogli attirati
dei discepoli diede loro il nome di Minini, e tra i minimi si fece
l'ultimo servo.
Per questo medesimo spirito non
seppe risolversi a riavere gli ordini sacri, ad Onta delle piu' pervide
istanze del Sommo Pontifice. Onorato nelle corti dei Re si
considero' sempre come un verme della terra.
Ci troviamo anche noi stamani
dinanzi ad un miracolo di umilta'. Un Dio annichilato.
Con quanto umilta' non conviene di
ricevelo. Chi se la dara'?
Riccorriamo a Fco'.
"Charitas patiens est"
I Cor.
Raccolti qui stamani in questa
Cappella per commemorare la festa del grande Santo patrono e fondatore
delle Suore che han cura di questo santo ricovero - gli occhi della
nostra mente son portati a contemplare quella grande figura, quella
personalita' gigantesca quale fu San Vincenzo de Paoli, l'uomo della
carita'.
La Chiesa ci propone i santi, ce le
chiama alla memoria periodicamente non senza uno scopo. Ah ! lo
scopo si e' essa infatti conoscendo quante difficolta' l'uomo incontra
nell'osservanza della santa legge di Dio, qu difficolta' per ragione
maggiore incontra nella pratica della virtu' essa gli propone questi
santi esemplari per incoraggiarci mediante il loro esempio ad
intraprendere come loro anche noi la stessa via, a seguirti nella via
dell'amore di Dio e dell'amore del prossimo, i due amori che comprendono
tutta la legge.
Ma una carita' si profonda, si
estesa, si vasta, come e' noi possibile imitarla.
Mi sento dire un santo cosi' grande
come possiamo noi imitarlo? Forse sta a noi di fondare tante sante
istituzioni, tanti istituti di carita'? Come imitarlo in tutte le
sue virtu'? Fede, Speranza, Presenza di Dio, Orazione verso la
vergine, Zelo, Dolcezza, Umilta', Obbedienza, Semplicita', Prudenza,
Giustizia e gratitudine, distacco, amore alla poverta', Mortificazione?
Ah! non per scoraggiarci prendiamo a guardarlo, a considerare la
sua carita', ma piu' particolarmente il mezzo col quale la praticava
cioe' per mezzo della pazienza. Studiamo come esercitava questa
virtu' non in generale ma particolatmente nelle malattie. Egli di
costituzione gracile e percio' la pratico' presso che tutta la sua vita
ma particolarmente gli ultimi 15 anni di sua vita.
Essa era soggetto a degli attacchi
di febbre, ma durante gli stessi non voleva alcun sollievo e non
interrompeva ne le sue fatiche, ne i suoi esercizi. "E' niente,"
"E' niente," ripeteva.
Alle volte si sentiva venir meno ma
se l'uomo lo vincena invece di scusarsi per la malattia e la necessita'
della natura, chiedeva perdono di quello che chiamava sua miseria.
Indifferente alla ed alla morte,
alla sanita' ed alla malattia, lo era pure ai rimedii. Dacche un
medicamento gli era stato ordinato, fosse pure che lo sospettasse
nocivo, se lo prendeva e si mostrava del pari contento del cattivo
effetto prodotto, come dell'estio migliore.
Quantunque colle gambe gonfie ed
ulcerate pur tuttavia continuo' a scendere in chiesa, a recarsi alle
conferenze, e nonostante le piaghe ed i dolori si leggeva sempre nel suo
volto la serenita', la pazienza.
Chiamava i suoi dolori opera di Dio,
e stava attento del farsi commiserare per timore di offendere la
provvidenza.
Ogni giorno dopo la santa messa
recitava la preghiera degli agonizzanti e della raccomandazzione
dell'anima, e la sera si disponeva la notte di rispondere alla chiamata
di Dio.
Pazienza agli altri
Egli prendeva occasione dal suo
stato per rialzare il coraggio degli ammalati. "Non temet", diceva,
"anch'io ho avuto questo o quel male. Lasciate fare a Dio.
Rassegnatevi a Dio e otterrete la pace, la tranquillita'"
Insegnava come la malattia ci
distaccava dalle creature, dal mondo, per unirci a Dio, unico nostro
bene, ci riempie dei suoi doni e delle sue grazie.
Donde acquisto' questa virtu'?
Non da altro che dalla sua grande devoziobe al SSmo Sacramento.
Messa preparazione, orazione e
ringraziamento, spesso sentiva o serviva un'altra messa.
Dinanzi al SSmo Sacramento si
trovava prostrato a due ginocchia dinanzi al tabernacolo, in contegno si
umile che sembrava abbassarsi fino al centro della terra. La sua
fede era tanto grande nel suo sembiante che si avrebbe detto che vedeva
Gesu' Cristo coi suoi occhi.
Imitiamo dunque S. Vincenzo in
questa sua devozione verso il SSmo Sacramento. Se non possiamo
fare la Comunione sacramentale non tralasciamo quella spirituale, non
possiamo fare un'ora di adorazione facciamo almeno una breve visita, e
vedrete che questa devozione ci rendera' famigliari colla pazienza di
G.C. nel SSmo Sacramento. La pazienza poi imitandola ci fa
crescere nell'amore. E dopo aver passato nell'amore la nostra vita
andremo poi nel cielo a godere sempre ed a soffrire mai!
1. La Chiesa ci propone i
santi per imitarli.
2. Un santo taumaturgo come
S.Vincenzo ci sentiremo scoraggire d'imitare si insieme consideremo
l'alto grado con cui imito' tutte le virtu'.
3. Imitiamolo al meno nella
pazienza con cui sopportava le malatie.
4. Imitiamolo nella pazienza
che sapeva enfondere negli altri.
5. Queste belle virtu' le
attinse dalla sua devozione all'Eucaristia.
6. Dunque anche noi siamo
devoti dell'Eucatistia particolarmente colla Comunione frequente ed
anche noi otterremo la pazienza necessaria.
"Sancti estote quia ego sanctus sum"
Levit. 11:44.
Dio, Religiose Devoti, Dilettissime giovani - Dio santita' per essenza
parlando al popolo Ebreo lo invitava alla santita' addurcendone la
ragione perche' Egli e' santo "Siate santi perche' io sono santo."
Questo invito che altraverso i secoli (matul is-secoli) sempre dolce
risuono' (instama) alle orecchie delgi eletti di Dio (tal-mahbubin
t'Alla), le anime loro generose attiro' dietro di Lui - E' stato questo
invito che riempi' il paradiso di beati - E' stato questo invito che
rese bella della gloria del cielo a Giovanna Antida Thouret.
Ed io stamani mi par di vedere la Beata Giovanna Antida lassu' nei
cieli, vicino al trono della SSma Trinita', circonfusa da luce
ineffabile e col libro delle regole in mano si dirige alle Religiose
della sua osservanza ed ad essi dirige il divino invito "siate santi
perche' io sono santa".
Mi sembra di scorgere la Beata Giovanna Antida col giglio della purita'
in mano ed a voi - F.D. rivolge anche questo invito "siate sante perche'
io sono santa."
Ed in verita' se la Chiesa concede gli onori dell'Altare, non lo fa per
altro se non per additarli a noi quali esemplari dell'osservanza della
sua santa legge, quali modelli di perfezione cristiana e di santita'; ed
e' percio' che la venerazione che essa esige da noi verso gli stessi,
che la nostra devozione verso gli stessi non deve in altro consistere
principalmente se non nella loro imitazione.
Ed in questo solenne istante prima di ricevere Gesu' nel vostro petto
raccogliamo il nostro spirito attorno la figura candida, semplice ma
eroica di Giovanna Antida Thouret e cerchiamo di gettare il nostro
sguardo sulla sua vita e su quei sentieri per i quali essa ascese alle
vette della santita' e cerchiamo di trovare profitto per le anime
nostre.
E' vero che non tutte siete chiamate allo stato religioso ad essere
ammesse nel noviziato di una comunuita' religiosa, e' vero che noi non
ci troviamo al tempo della Rivoluzione Francese che tanta occasione
diede a far risplendere a Giovanna Antida le piu' bella virtu' eroiche.
Quando infatti dalle Autorita' rivoluzionarie le si volle dare il
giuramento di osservare le leggi contro la chiesa, Giovanna Antida
rispose minacciata dalla morte rispose "Sarete voi piuttosto i veri
omicida ma da parte mia non voglio essere omicida dell'anima mia.
E' vero che non avete la missione di fondare una congregazione religiosa
come la Beata Giovanna Antida vera seguace di quell'Apostolo di Carita'
che fu San Vincenzo de Paoli.
Era ancora di tenere era e la Chiesa gia' formava il suo godimento piu'
dolce, e per tenersi pia e piu' unita a Dio procurava la frequenza della
confessione e della Comunione, tanto che le giovani del paese si
avvicinavano a Giovanna e cosi' le dicevano. "Il Signor Curato ci
ha detto di cercare la vostra Compagnia, di pregarvi di istruirci nei
doveri della vostra religione e di seguire i vostri esempi.
Pregava tutto il giorno, ad imitazione del suo sposo Gesu', ma non
trascurava alcuno dei suoi doveri pronta pero' sempre a sacrificare la
preghiera ad un bisogno urgente di un atto di carita'. E tutte le
sue devozioni predilette verso la SSma Trinita', verso la Passione di
Gesu' Cristo, verso la Vergine Immacolata, verso i Santi Apostoli e le
Anime Purganti, tutte quante sapeva concentrare e far convergere verso
il suo grande amore verso l'Eucaristia. Ed il modo con cui
assisteva alla santa Messa, che non lasciava mai' anche nei giorno di
prova della rivoluzione, il raccoglimento e la modesta comprtezza con
cui si preparava alla Comunione il suo ardore durante la Comunione, ed
il ringraziamento nonche l'adorazione a Gesu' Ostia era esercizio che
attirava su di lei lo sguardo e l'ammirazione di tutti.
Ah si! O Giovanna Antida, dall'alto della gloria, rivolgi in
quest'istante il tuo benigno sguardo su questa accolta di anime dovete,
che ossequosi alla voce della Chiesa sono qua' venute a venerarti non
solo al domandare la tua protezione ma principalmente coll'assistenza
alla mensa eucaristica. Oh! in questo momento ottiene loro
tutte una degna disposizione a ricevere un dono cosi' prezioso, e fa che
anche per loro la santa comunione sia il mezzo che le aiuta ad esefuire
il precetto civino - Sancti estote quia ego sanctus sum".
"Vivo Ego, jam non ego, vivit vero
in me Xtus"
S.Paolo
Appena prendiamo per le mani il libro della vita di Sa. Teresa del
Bambino Gesu', noi troviamo che insin dalla sua infanaziz Teresa aveva
posato il suo sguardo sul tabernacolo, essa guardava all'ostia
consagrata come al centro di tutte le perfezioni o ogni santita'.
Essa aveva compreso che solo la comunione poteva perfezionare, poteva
consumare la sua vita d'amore. - Da un pezzo aveva pensato alla prima
comunione, pero' da tre mesi avanti essa incomincio' a prepararsi e a
dare un nuovo slancio (xiera), come essa diceva al suo cuore; col fare
ogni giorno un bel numero di atti di sacrificio e di amore che si
trasformavano in altrettante rose, viole, e gigli ed in tanti altri bei
fiori che sa dare le natura e che devevano ornore e formare la culla di
Gesu' Bambino, perche' cosi' chiamava il suo cuore - Finalmente arrivo'
il giorno piu' bello di tutti gli altri giorni belli della sua vita.
Il giorno della prima comunione. Oh che momenti soavi (ta' hlewwa)
era quelli della prima comunione. Essa sentiva di essere amata da
Gesu', e da parte sua corrispondeva (marret thallas) col suo amore,
corrispondeva coll'offerta totale di se stessa per sempre per sempre.
Oh memonto prezioso! Essa avrebbe voluto raccontarci che cosa
passo' tra lei a Gesu', ma ci dice che vi sono certi pensieri che non si
possono esprimere con linguaggio terreno, pero' ci lascio' scritto che
dal giorno della prima comunione, Teresa e Gesu' non erano piu' due, ma
Teresa era scomparsa, si era perduta simile ad una goccia d'acqua in
seno al mare, e Gesu' era rimasto solo, Gesu' era rimasto il Padrone,
Gesu' era rimasto il Re "Vivo ego iam non ego vivit vero in me Xtus."
Teresa illumimata dal cielo aveva compreso il mistero della vita che il
suo amato Gesu' menava nascosto nell'Ostia Eucaristica, e nel suo cuore
pianto' (nislet) il desiderio di imitarla in tutto e per tutto - nella
vita di Gesu' nell'eucaristia essa vi pose la perfezione dell'anima sua
- nella vita di Gesu' Ostia essa pose la forza del suo amore - nella
vita di Gesu' nascosto sotto i veli eucaristici essa pose il termine
(l'oggett) della sua gloria.
Oh si con quale perfezione seppe essa rispecchiare in se la vita
Eucaristica del suo diletto Gesu' Cristo.
La vita semplice di Gesu' nel Tabernacolo venne a giudizio di tutti,
imitata a perfezione della Santa colla sua vita nascosta e comune.
La vita di silenzo di Gesu' nel Tabernacolo la troviamo imitata dalla
Santa tacendo di se e facendo tacere di se.
La vita di umilta' di Gesu' Cristo nell'eucaristia la troviamo imitata
dalla Santa nella stima bassa che aveva di se e nel considerare le
compagne tutte migliori e superiori a se.
La vita di obbedienza, di docilita', e di pazienza di Gesu' Sacramentato
la troviamo imitata, nell'abnegazione perfetta della sua volonta', nella
dolcezza del suo spirito, nella sete che aveva di soffrire, sofferenze
che nella sua autobiogtafia non racconto' tanto che essa stessa disse
che "molte pagine di questa vita non saranno mai lette." Sono le
pagine del dolore - Contemplatrice estatica dei dolori nascosti nel
cuore SSmo del suo divin sposo, imparo' da Lui a soffrire per amor suo.
"Vivo ego iam non ego."
Se Gesu' nell'Eucaristia formo' la delizia (il ghaxqa) della sua
infanzia (tfulia) se Gesu' Eucaristico formo' il modella della sua vita,
Gesu' Ostia lo troviamo accompagnato al termine della sua vita. E
mentre Gesu' viatico si avvicinava a Lei tanto piu' forte sentiva gli
impeti dell'amore ed in estasi di amore verso Gesu' Eucaristia se ne
volo' al cielo per apparire quale stella fulgida (ta' dija liema bhala)
quale angelo che toglie le rose dai giardini celesti e li getta su tutti
coloro che le desiderano.
Ah si qua' sta il segreto della santita' di Teresa, egli sta qui'
presente e vivo su quest altare questa piccola ostia che forma la
delizia del suo cuore, che essa cerco' di imitare giorno per giorno ora
per ora questo pane degli angeli che impastato (per cosi dire)
coll'anima sua la faceva praticare le piu' elette virtu', ecco la
ragione del suo erosimo, ecco dove accendeva la fiamma del suo cuore,
ecco il segreto della sua odierna gloria.
Ad onore di questa Santa anche voi stamane state per avvicinarvi a
questa mensa. Ah ma sulla via dell'ingresso ad imitazione di
Teresa i fiori del sacrificio e delle mortificazioni e se non arriverete
alla sua santita' sarete paghi di averla avvicinata quanto vi era
possibile.
E Tu o Santa Teresa di Lixeux, dai oggi uno sguardo a questa corona dei
tuoi devoti, avvampa i loro cuori di quel fuoco di cui ardeva il tuo a
fa Gesu' venendo entro do loro viva nel cuore loro regni nell'anima loro
tanto che ognuna potranno ripetere "Vivo ego iam non ego vivit vero in
me Xtus."
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